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26 aprile 2024
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Celebrazione mistificata
di Roberto DB

Non sopporto più la manipolazione, le storture, le strumentalizzazioni, la menzogna, l'ipocrisia, l'opportunismo che ad ogni 25 aprile vengono a galla come una schiuma disgustosa e mefitica nell'ambito di rinsecchite, inanimate, volgari commemorazioni più o meno istituzionali della lotta di liberazione dal fascismo e dal nazismo.

L'intenzione è evidentemente quella di depotenziare il grande messaggio delle Resistenza, che fu quello di affermare che, di fronte al fallimento del fascismo, al suo orrore dispotico, di fronte alla guerra che del fascismo e del capitalismo è una superfetazione, solo la lotta di popolo è riuscita a portare pace e libertà.

Ed oggi solo la lotta di popolo può evitare la guerra in Europa, porre fine al genocidio del popolo Palestinese, porre fine all'imperialismo. Non i governi, ma i popoli! Insomma l'antifascismo deve diventare programma politico, non una messa recitata da Mattarella che inizia il suo discorso ringraziando il presidente fascista del Senato.

Ma la debolezza dell'antifascismo, oggi, non è solo il frutto di una manipolazione del potere, è anche una responsabilità precisa di tutti i revisionismi che dal 1945 in poi hanno tentato di piegare la Resistenza ad esigenze di riconciliazione nazionale alle quali venne sacrificato per la seconda volta il martiro dei partigiani.

Dall'amnistia togliattiana che sospese anche il processo di epurazione riciclando nelle forze dell'ordine ed ai vertici dello stato la compromessa burocrazia del regime, fino all'adozione, come canto simbolo della Resistenza, di una cantilena sconosciuta al movimento partigiano ma che, come una gramigna culturale, ha cancellato tutte le espressioni non neutrali, classiste, combattenti del linguaggio delle montagne e del gappismo. (1)

Dai tentativi continui sistematici dei Violante di turno di mettere sullo stesso piano repubblichini e resistenti, fino alle mozioni di condanna del titoismo o che parificano gli aguzzini di Auschwitz ai soldati sovietici che ne abbatterono i cancelli, per arrivare alle vergognose menzogne bipartisan sulla questione istriana.

È stata un' ininterrotta opera di demolizione dei fatti e delle idee della Resistenza, cui non è estranea neppure l'Anpi, di sicuro non i partiti revisionisti della socialdemocrazia italiana.

Allora, oggi di che ci si può lamentare se si celebra il 25 aprile come una festa tra folklore e fanfarata di associazioni combattentistiche, dove hanno legittimità persino chincaglierie sioniste o azoviste, e dove si fatica persino a pronunciare la parola antifascismo?

Per fortuna c'è il grande movimento di solidarietà con la Palestina, oggi, a ricordarci che l'antifascismo è qualcosa di più di una litania intrisa di moralismo.

(1) Analizzando Bella Ciao

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