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Fake e censura sulla Palestina
di
Rossella Ahmad
C'è un sito che non citerò, il quale apparentemente sembra una pagina della resistenza palestinese ma che, in realtà, è stato creato dal governo israeliano, che lo promuove anche attraverso la sua pagina Twitter. È un dominio acquistato attraverso fix e fix, ovviamente, è una compagnia israeliana. Chi lo clicchi, come ha evidenziato un giovane utente pro-Palestina, si trova catapultato in un mare di guai, perché le sue informazioni saranno immediatamente recepite ed utilizzate dal governo in questione. Evitate, quindi, di cadere nelle trappole continuamente tese da questi manipolatori di professione.
Israele sta utilizzando tutte le armi a sua disposizione per ribaltare, o provare a farlo, una immagine catastrofica, che genera orrore e repulsione. E, nel farlo, è assolutamente privo di scrupoli. Proprio stamani, leggevo di una interrogazione a proposito della censura operata in rete, che tutti conosciamo, ma che negli Stati Uniti, con una popolazione vissuta nel mito della libertà di espressione, genera ancora forti perplessità e sorprese.
Perché i post a favore della Palestina, quindi a favore del diritto e della giustizia nonché dell'umanità, vengono cancellati? E perché i post a favore di Israele, quindi a favore dell'illegalità internazionale e dei crimini contro l'umanità, no? È la censura in rete che agisce. Sono le piattaforme social che fanno capo allo stesso gruppo di potere, per cui Israele ed i suoi sostenitori possono continuare a propagandare menzogne già classificate come tali, e lo fanno impunemente, mentre chi si opponga ad essi viene sanzionato.
Fin dall'inizio, ancora prima che venissero fuori i famosi documenti sul trasferimento forzato della popolazione di Gaza nel Sinai in unità abitative già predisposte col colluso governo egiziano, era chiaro l'intento di Israele. Creare un nuovo 11 settembre, che servisse a giustificare l' ultimo atto della pulizia etnica in Palestina. La manipolazione mediatica è cominciata subito e, nonostante la maggior parte delle fake news immediatamente generate siano state smentite nel giro di poche ore - forza e potenza del web nonostante tutto - continuano a circolare.
Una classica azione di resistenza, concepita per catturare il maggior numero di ostaggi possibile da scambiare con i prigionieri palestinesi, è stata trasformata in qualcosa a cui potrebbe credere solo chi non conosca la resistenza palestinese ed i valori morali di cui ha sempre dato prova questo popolo.
Se c'è qualcosa che l'Islam sanziona in maniera inderogabile e severissima, questa è lo stupro. Non è contemplato lo stupro di guerra in NESSUNA circostanza né il trattamento disumano dei prigionieri. Le dichiarazioni fatte da tutti gli ostaggi rilasciati parlano chiaro. Le donne, in particolare, sono state trattate con il massimo rispetto, come si conviene ad una resistenza che si richiami a quei valori.
Potremo parlare di stupri solo quando ad una commissione medica internazionale sia permesso di eseguire gli esami forensi sui cadaveri bruciati - bruciati perché inceneriti dalle bombe israeliane, ricordiamolo - che testimoni senza ombra di dubbio chi ha fatto cosa. Fidarsi della parola di individui che mentono persino sulla data di oggi e che hanno fondato tutta la loro storia sulla manipolazione mediatica non è solo ingenuo o vergognoso. È colpevole, dinanzi a ciò che accade a Gaza.
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