Sopravvissuto
trad. di Antonella Salamone

Sono vivo qui a Madrid, dopo due anni di sopravvivenza a un genocidio che tutto il mondo ha visto dal vivo.

Eccomi qui dopo quattordici anni bloccato a Gaza, dopo una vita segnata dagli abusi, dall'occupazione e dagli orrori che Israele ha imposto sul mio popolo da prima che io nascessi.

Ho visto i miei pazienti morire tra le mie braccia perché non c'erano più medicine. Ho sentito le madri supplicarmi di salvare i loro figli quando non c'era più nulla da salvare. Ho sentito la morte diventare una routine. Perdere anche famiglia, amici e compagni.

Ora cammino senza droni sulla testa. Parlo senza paura che una bomba mi spenga per sempre con la mia famiglia.

Ma non sono qui per ringraziare per la mia sopravvivenza. Sono qui per ricordare coloro che non sono riusciti ad uscire. Come il resto della mia famiglia. Pe ricordare coloro che continuano a essere bombardati, sfollati, umiliati, disumanizzati.

Continuerò a chiedere da qui i nostri diritti e la nostra libertà affinché il mondo smetta di guardare dall'altra parte, mentre un intero popolo viene distrutto.

Non sono riusciti a romperci. Non sono riusciti a spegnere la nostra umanità. Non sono riusciti a cancellare la nostra identità Non sono riusciti a farci smettere di amare la vita, anche quando la vita ci viene negata.

Io sono sopravvissuto. Ma non voglio essere un simbolo di sopravvivenza. Voglio essere un simbolo del futuro. Un futuro in cui la Palestina sia libera. Un futuro in cui nessun bambino crescerà sotto occupazione. Un futuro in cui possiamo tornare a casa senza paura.

Grazie per essere qui. Grazie per non esservi arresi. Grazie per mantenere viva la speranza che tanti hanno cercato di seppellire sotto le macerie.

Finché voi continuate a urlare, noi continueremo a resistere.

La Palestina vivrà. E vivrà libera.

Dr. Refaat Alathamna

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