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Inutile dirlo
di Elisa Fontana
Tutti ricordiamo benissimo la mediocre esibizione avvenuta qualche giorno fa da parte della infuriatissima ministra Bernini nei confronti di un gruppo di pacifici studenti che le rivolgevano civilissime domande dalla platea, contestando le prove d’accesso alle facoltà di medicina appena tenutesi e che erano state una vera e propria ecatombe, con circa il 90% dei partecipanti sonoramente bocciati.
La ministra aveva fatto una riedizione autarchica di donne sull’orlo di una crisi di nervi, consegnando alle cronache i peggiori stereotipi sulle donne incapaci di gestire situazioni improvvise. Era infatti risonato stentoreo nella sala quel “siete solo dei poveri comunisti”, ripetuto ben due volte in un parossismo tanto teatrale quanto ridicolo, rivolto oltre tutto a dei ragazzi che volevano solo esprimerle tutto il loro disagio.
E sottolineato con un ben più grave e imperdonabile “siete inutili”, ove mai a qualcuno fosse sfuggito il disprezzo che la animava nei confronti di quei ragazzi e delle loro istanze. E se ci fosse stato qualcuno distratto, aveva insistito il giorno dopo definendo quei ragazzi “piccoli Landini e piccoli Schlein” che, evidentemente per lei è il massimo della contumelia e dell’insulto.
Bene, la tetragona ministra, sorda a qualunque rivendicazione dei ragazzi, a qualunque marcia indietro, a qualunque svilimento del capolavoro assoluto che ha costruito con questo splendido semestre filtro e prove annesse, all’improvviso ha fatto… marcia indietro. Ha comunicato la piena disponibilità del ministero che dovrebbe guidare ad effettuare modifiche a quel sistema fiore al suo occhiello, anche se garantisce che mai e poi mai si tornerà ai quiz.
Adesso si apre alla possibilità di ridurre i programmi d’esame, di rivedere la frequenza obbligatoria, di dare più tempo agli studenti fra la fine dei corsi e l’inizio delle prove, cioè a quanto quegli inutili studenti, quei piccoli Landini chiedevano da mesi, prima che il sistema mostrasse clamorosamente tutte le sue manchevolezze.
Che dirle, cara e nervosissima ministra? Che quando non si ha nemmeno la capacità di ascolto e, soprattutto, di confronto con qualunque controparte si sta solo dimostrando la propria inutilità politica, non certo esistenziale come lei ha cortesemente fatto con quei ragazzi. E nascondersi dietro la citazione del “padre nobile” degli sciagurati anni del bunga-bunga è servito solo ad aizzare una platea ben più che favorevole che, infatti, al suo exploit è deflagrata in un applauso irrefrenabile.
Anche perché, cara ministra, ottenere la percentuale del 15% di promossi alla prima delle prove un qualche campanellino d’allarme avrebbe dovuto farlo suonare nella sua testa capelli munita, perché era difficile che tutta l’asineria nazionale si fosse riunita a fare le prove d’ingresso, dunque qualcosa nel meccanismo non funzionava.
E una persona utile, una persona lontana dalla ideologia comunista, una non-Landini e non-Schlein avrebbe dovuto intuirlo immediatamente invece di farsi prendere da una crisi di nervi che non vedevamo più dai tempi della commedia all’italiana. Felici tutti che si sia ricreduta o l’abbiano fatta ricredere, poco importa.
Qual è la morale finale di questa mediocre sceneggiata? Che lei ha solo dimostrato la sua inutilità politica prima intestandosi pervicacemente un meccanismo che faceva acqua da tutte le parti, poi rifiutando rabbiosamente qualunque dialogo e infine, dovendo necessariamente fare una miserevole retromarcia. Perché sa, può davvero accadere nella realtà che chi di presunta inutilità ferisce, di reale inutilità perisce.
 
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