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18 dicembre 2025
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Non è una disgrazia
di Rossella Ahmad

Non piove più a Gaza, grazie al cielo. Il meteo mostra bel tempo e temperature più miti.

I sionisti del web commentano le notizie delle alluvioni dei giorni passati mostrando la schermata meteo di oggi. E ridono, come sempre. Che ganzi, dai. Riescono a superare ogni volta se stessi e le aspettative altrui.

Sfidarli a singolar tenzone dialettica e vincerla a man bassa è cosa assai facile. È la mancanza di tempo che ci frega, oltreché la consapevolezza di utilizzare male anche quello impiegato per spingerli nell'angolo e lasciarveli.

Il meteo non è immutabile secondo le leggi naturali e quelle fisiche. Se diluvia oggi, non è detto che debba diluviare domani. Allo stesso modo oggi stai benone e ridi delle disgrazie altrui, e domani è possibile che incappi in un accidente. Parolaccia d'ordinanza e fine della discussione.

Come scrisse Shakespeare, tre volte armato è chi difende il giusto, e inerme, seppure coperto di ferro, è chi abbia il cuore corrotto dall'ingiustizia.

Che poi quella di Gaza non è una disgrazia. Il terremoto è una disgrazia. Lo tsunami e un incidente sono disgrazie.

Gaza è la violazione scientifica di ogni legge, di ogni norma e di ogni principio. Gaza è l'uccisione premeditata e deliberata di un popolo e della sua terra. Gaza è l'ingiustizia elevata a sistema.

Per questo motivo detesto che la questione palestinese sia trattata come una questione umanitaria, che si risolva in qualche milionata in più da destinare agli alluvionati, ai senzatetto, ai sopravvissuti ad una carestia.

Questo approccio, anzi, che è proprio dei neofiti e di chi sia in malafede, mi offende profondamente e credo offenda ogni palestinese forgiato dalla dignità e dal rispetto di sé. Le tende, le coperte, i viveri, i presidi sanitari, sono ammassati al confine di Rafah ed è una decisione politica quella di lasciarli entrare con il contagocce, in maniera assolutamente inidonea alla salvaguardia delle condizioni minime di sostentamento di quasi due milioni di profughi stremati.

Azioni politiche, servono. Che spingano governi e fiancheggiatori nell'angolo, esattamente come i sionisti del web a corto di argomenti e materia grigia. Che li forzino ad un'azione qualsivoglia, che non sia però la farsa di una tregua progettata a tavolino per salvarsi il culo e raddrizzare una situazione che stava per sfuggire di mano.

Capito a cosa servono le Flottille, gli scioperi, le manifestazioni, l'attivismo in ogni possibile maniera? Non a sottrarre risorse ad un umanitarismo fine a se stesso, ma ad aprire la strada ad un progetto. Sempre più condiviso, sempre più necessario, che tolga spazio di manovra ai registi di quest'infamia.

Non c'è null'altro che possa salvare Gaza e noi se non la Resistenza.

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