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15 dicembre 2025
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Sidney: alcune riflessioni
di Franca Zanaglio

Dell' attentato terroristico avvenuto in Australia ho appreso sui social, evitando io di leggere gli articoli di stampa e di sentire TG e talk televisivi, perché cerco di tutelare la mie già non ottimali condizioni di salute e prevengo se possibile un'ulcera gastrica.

Davanti al sangue sparso, alle vittime, viene naturale sentire pietà e orrore allo stesso tempo, sentimenti dettati da quell'umanità che ancora (noi almeno) conserviamo.

Ma lo sconcerto e la pietà per i morti non ci evitano alcune domande sul perché e su chi, soprattutto a chi giovi (il "cui prodest" , anzi "cui prodest scelus, is fecit", ovvero "chi trae beneficio dal delitto è colui che l'ha commesso", sempre valido da due millenni).

Quindi ecco che devo rilevare il parallelismo di questo attentato, arrivato nel bel mezzo della quasi ormai desertificata reputazione di Israele nel mondo con la manna scesa dal Cielo per gli Ebrei nel deserto durante l'esodo dall'Egitto.

Da ieri tutti i governi e i media del pianeta esprimono dolore e solidarietà alla comunità ebraica australiana e a tutta la comunità ebraica mondiale annessa. Di nuovo il popolo eletto indossa la toga della vittima per antonomasia, di nuovo il genocidio dei Palestinesi viene retrocesso, anzi scompare del tutto dal radar della solidarietà umana e civile.

Chi ci sia dietro l'attentato forse non salterà fuori, come non sono stati fatti saltar fuori ufficialmente i retroscena dell'omicidio di JFK e dell'11 settembre, per citare due tra i fatti più eclatanti che abbiano delle contiguità con Israele.

Mentre mi passano nella mente diverse congetture tento di placare il mio desiderio di spiegazioni autoaccusandomi di dietrologia e pregiudizio. Poi cerco una sorta d'autoassoluzione nel detto che recita “Chi pensa male sbaglia, ma spesso ci indovina".

Non posso non pensare al fatto che la comunità ebraica australiana sia saldamente posizionata con Tel Aviv e che lo stesso Satanyahu, quando il governo di Canberra annunciò l'imminente riconoscimento dello stato palestinese, gli urlò rabbioso che le conseguenze sarebbero state disastrose, addebitandogli la responsabilità di un'imminente recrudescenza dell'antisemitismo in ogni angolo dell'Australia.

Una piccola crepa in questo drammatico, seppure opportunissimo e quasi salvifico per la faccia di tutti i davidicamente stellati: nella storia entra inaspettatamente un eroe, un vero eroe, cioè un uomo comune, di modestissime condizioni (un fruttivendolo che mantiene la sua famiglia con due figli), uno di quegli uomini comuni che vivendo una vita del tutto ordinaria in un particolare frangente compiono gesti straordinari.

Ahmed Al Ahmed si è gettato su uno degli assalitori neutralizzandolo e rimanendo egli stesso colpito, un musulmano ha rischiato di morire per salvare delle vite, in questo caso vite di ebrei. l'eroe Ahmed Al Ahmed, originario di Idlib (Siria).

Il rabbino sionista Eli Schlinger, ucciso nell'attacco a Sydney, fu ripreso durante un incontro con i soldati dell'IDF cui espresse ammirazione e sostegno assoluto, una tra le immagini pubblicate dai siti dei coloni e dei militari sionisti.

Il sedicente "avvocato per i Diritti civili" Arsen Ostrovsky, uno dei sionisti australiani che in questi due anni ha giustificato il genocidio a Gaza e ha sostenuto i bombardamenti degli ospedali come necessari alla difesa di Israele, ferito alla testa, ha ritenuto di farsi un selfie prima di ricorrere alle cure dei sanitari.

Viene in mente il terribile terrorista Abu Hafs, comandante dell'ISIS in Libia, risultato poi essere in realtà Benjamin Efraim, un agente del Mossad. Va detto che due attentatori identificati (il più giovane bloccato da Al Ahmed e tuttora in custodia) risultano padre e figlio, di origine pakistana, sulla cui auto pare sia stato trovato un manifesto inneggiante all'ISIS (corsi e ricorsi...).

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