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14 dicembre 2025
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Comunisti
di Elisa Fontana *

Non meravigliatevi se la ministra Bernini non sapendo cosa rispondere ai ragazzi che la contestavano ha gridato loro che sono sempre e solo dei poveri comunisti, rivendicando con orgoglio il padre di cotanto pensiero profondo, quel Silvio Berlusconi a cui deve la propria fortuna politica. E non meravigliatevi se, come non bastasse, abbia continuato a sbeffeggiare quei ragazzi chiamandoli piccoli Landini e piccoli Schlein.

Non meravigliatevi se il prode Alain Sangiuliano sfoggia orgoglioso il braccialetto con su scritto “siete poveri comunisti”.

Non meravigliatevi se quello scherzo della politica che è Carlo Calenda ieri ha detto che l’Università Federico II di Napoli è un covo di comunisti, perché gli avrebbero annullato un convegno di cui, in verità, l’università non ne sa niente. Ma queste sono bazzecole, vorreste mica mettere in dubbio la parola di un uomo politico che si è fatto dal nulla col sudore della propria fronte?

Non vi meravigliate se un intero governo saltella indemoniato al grido di “chi non salta comunista è!”, fra crasse risate e applausi scroscianti dalla platea. No, non meravigliatevi. L’evocazione del comunismo in Italia ha sempre tirato senza flessioni, dai tempi del dopoguerra in cui la Chiesa li scomunicava direttamente, ai diktat degli amici amerregani, fino all’ineffabile e insostituibile cavaliere, il padre di tutto l’armamentario anticomunista moderno, in bilico fra la farsa e la pagliacciata.

I comunisti hanno sempre rappresentato merce sicura per tutti coloro che volevano fermare qualunque sussulto di giustizia sociale, qualunque anelito di miglioramento, qualunque tentativo di voler applicare la Costituzione, dopo averla scritta. Vade retro! Non si minano le basi delle gerarchie politiche e sociali riconosciute fin dalla notte dei tempi: il potere cerca il potere, i ricchi stanno con i ricchi e i poveri si arrangino con l’elemosina della Chiesa misericordiosa.

E il figlio dell’operaio faccia l’operaio, sempre se nel frattempo gli Elkann non gli abbiano sfilato la fabbrica da sotto il sedere e se la siano portata all’estero. E il figlio del primario diventa automaticamente primario a sua volta, altro che test di ingresso a medicina.

Ecco, in questo quadro miserevole, tratteggiato velocemente per non tediarvi su cose che sono di palmare evidenza per tutti, il richiamo ai pericolosissimi comunisti è un classico che non delude mai, o per nascondere la totale incapacità politica di sostenere una civile contestazione, o per totale inadeguatezza politica a 360°, o perché spesso si è la macchietta di se stessi, comunque sia il richiamo al pericolo comunista non delude mai.

Facciamocene una ragione: l’Italia è quel Paese che ha paura dei comunisti anche se mai ha avuto modo di vedere una dittatura comunista nei propri confini. Contemporaneamente è quel Paese inzeppato di nostalgici del fascismo, dittatura che ha assaggiato amaramente per 20 anni e fatto assaggiare a tutta Europa azzerbinandosi dietro al pazzo nazista e alla sua guerra totale.

Lascio a voi trovare una logica, ma nel frattempo che cercate, non meravigliatevi troppo.

* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio


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