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DDL Delrio: danni a sinistra
di
Paolo Mossetti
Il Pd continua a contare i danni del ddl Delrio «contro l'antisemitismo». I vertici sono stati sabotati e le correnti filoisraeliane del Parlamento si sono inserite nel progetto autoritario. A decidere tempi e modi sarà la maggioranza e il partito, a questo punto, può solo giocare di rimessa, cercando di non spaccarsi né di incrinare i rapporti nel centrosinistra.
La proposta Delrio, ideata dai centristi con una evidente mossa subdola, nonostante le evidenti contrarietà interne, è appoggiata per lo più dalla galassia pro-Netanyahu (che ha firmato anche l'incredibile appello del Riformista mesi fa) e da quella terzopolista-atlantista radicale, ma è contestata da numerose associazioni dell'ebraismo progressista e democratico.
La dirigenza Pd si ritrova costretta a fare i conti con una possibile mossa tattica del centrodestra: se Meloni approvasse una versione «ammorbidita» del ddl entro il Giorno della Memoria, i dem si troverebbero in forte imbarazzo, anche perché alcuni deputati sono pronti a votarlo.
A Più Libri Più Liberi la proposta è stata criticata aspramente dalla storica Anna Foa e la giornalista Lucia Goracci. La destra, nonostante si tratti di una proposta analoga al ddl Zan, tace o approva perché trattasi di una forma di «politicamente corretto» di destra.
Ma è interessante vedere come anche molti intellettuali progressisti, non per forza riconducibili alla corrente centrista Pd, non siano intervenuti affatto sulla faccenda: un po' per la tentazione totalitaria di imporre un correttivo a una società percepita come fuori controllo, un po' la paura di intervenire in un dibattito da sempre rovina-carriere adesso peraltro in fase di restaurazione, e un po' forse anche il desiderio di punire una segreteria percepita come troppo vicina al populismo di sinistra.
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