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Qatar: cessate il fuoco incompleto senza rituro militare di Israele
di
Tamara Gallera
Il Primo Ministro del Qatar ha sottolineato che il cessate il fuoco a Gaza non può essere considerato veramente completo senza il completo ritiro militare israeliano dalla Striscia, evidenziando le persistenti difficoltà nell'attuazione del quadro di pace sostenuto dagli Stati Uniti.
Intervenendo al Forum di Doha sabato, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani ha sottolineato la natura precaria della situazione attuale. "Un cessate il fuoco non può essere completato senza un completo ritiro delle forze israeliane e senza il ritorno della stabilità a Gaza", ha dichiarato ai partecipanti alla conferenza diplomatica annuale.
La tregua, entrata in vigore l'11 ottobre, è il risultato di intensi sforzi diplomatici da parte di Qatar, Egitto e Stati Uniti. La resistenza palestinese ha pubblicamente riconosciuto il ruolo cruciale svolto da questi mediatori nel colmare le divisioni che alla fine hanno portato alla cessazione delle ostilità.
La Turchia è emersa come un altro attore significativo, nonostante le obiezioni israeliane al suo coinvolgimento. Il Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan si è coordinato con i partner regionali, tra cui Qatar e Arabia Saudita, per monitorare il rispetto del cessate il fuoco. Washington ha riconosciuto il contributo di Ankara e i funzionari statunitensi hanno sottolineato che "i turchi sono stati molto utili per raggiungere l'accordo su Gaza".
La seconda fase dell'accordo, che deve ancora iniziare, richiede il ritiro israeliano, l'istituzione di una governance ad interim e il dispiegamento di una forza internazionale di stabilizzazione (ISF). Al Thani ha rivelato che Qatar, Turchia, Egitto e Stati Uniti si stanno "riunendo per aprire la strada alla fase successiva".
Nella seconda fase, "Israele" deve ritirarsi da posizioni come la controversa "linea gialla", una demarcazione temporanea che divide Gaza in due. Questo confine era stato concepito come provvisorio, subordinato al dispiegamento delle ISF e al disarmo palestinese, ma le azioni israeliane suggeriscono il contrario.
Le IOF hanno eretto fortificazioni permanenti, tra cui terrapieni di sabbia a due piani, avamposti, filo spinato e marcatori di cemento giallo. Le immagini satellitari mostrano oltre 1.500 edifici demoliti oltre questa linea dall'inizio del cessate il fuoco.
Per quanto riguarda la forza internazionale di stabilizzazione (ISF), il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, intervenendo al forum, ha affermato che restano irrisolte questioni cruciali sulla struttura di comando e sulle nazioni partecipanti. I paesi arabi e musulmani hanno mostrato esitazione a partecipare a una forza che potrebbe potenzialmente scontrarsi con i combattenti della resistenza palestinese.
Fidan ha sottolineato che il primo obiettivo dell'ISF dovrebbe essere "separare i palestinesi dagli israeliani".
Al Thani ha definito la fase successiva "anch'essa temporanea", sottolineando che "risolvere quanto accaduto negli ultimi due anni" non è sufficiente. Ha sostenuto una "soluzione duratura che garantisca giustizia per entrambi i popoli", mentre Fidan ha esortato a impegnarsi "fedelmente e con forza nei colloqui di pace".
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