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Laboratorio Ebraico Antirazzista preoccupato da DDL Delrio
di
Paolo Mossetti
Mi scrive il Laboratorio Ebraico Antirazzista, che in questi due anni è stato impegnato a fare da ponte tra istanze e comunità distanti, e volentieri pubblico:
«Il disegno di legge Delrio dovrebbe preoccuparci moltissimo. Non sappiamo se questa iniziativa nasca per calcoli politici interni legati ai malumori congressuali del suo partito, e sarebbe grave perché degrada una questione importante a gettone per marcare differenze interne alla sinistra o (forse un’ipotesi ancora peggiore) se nasca da un malinteso tentativo di superare la destra nella rincorsa all’antisemitismo di facciata come strumento per sdoganare comportamenti repressivi - atteggiamento già ricorrente nei partiti socialdemocratici inglese e francesi.
Ma mentre l’afflato repressivo del ddl Gasparri ci preoccupa ma non ci sorprende, il fatto che queste iniziative nascano “a sinistra” rende la situazione ancora più pericolosa.
Gli errori insiti nel ddl Delrio sono evidenti, a partire dalla supina accettazione della “Definizione operativa di antisemitismo” dell’IHRA. Una definizione che, come descrive bene la professoressa Valentina Pisanty in “Antisemitismo, una parola in ostaggio”, viene apertamente supportata dal governo israeliano, e non per caso.
In questa, infatti, degli 11 esempi che la caratterizzano, ben 7 di loro riguardano Israele. Sembrano non sapere i proponenti del ddl che altre definizioni - come la Jerusalem Declaration - sono molto più precise ed efficaci nel descrivere il fenomeno, lasciando allo stesso tempo il necessario spazio alla legittima critica verso lo stato e il governo di Israele.
Non si può inoltre non evidenziare come il ddl Delrio deleghi enormi poteri al Governo (questo Governo!) per definire le misure da prendere e come deleghi all’AGCOM... un enorme potere censorio delle opinioni altrui usando come clava il concetto di antisemitismo.
È proprio questo il concetto più pericoloso del ddl Delrio e degli altri disegni di legge attualmente depositati».
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