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06 dicembre 2025
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DDL Delrio: una patata bollente
di Paolo Mossetti

È esploso a livello nazionale il caso del ddl Delrio - che non è stata una «iniziativa personale», ricordiamolo, bensì un testo autoritario e ottuso presentato da una fronda di 13 senatori PD - sta ottenendo in queste ore lo scopo politico che probabilmente si era prefissato: non difendere la dignità degli ebrei e contenere «l'odio», bensì dividere il principale partito d'opposizione, esporre la segreteria all'accusa di populismo e incassare la solidarietà dei gruppi filoisraeliani più intransigenti.

I vertici del Partito Democratico di fatto smontano l'iniziativa dell'ex ministro dei Trasporti. Il primo è Francesco Boccia, capogruppo dem in Senato: «Non rappresenta la posizione del gruppo né quella del partito. Provenzano è irritato, mentre Angelo Bonelli di Avs dice: «impedisce la critica a Israele». Laura Boldrini fa girare l'articolo di Roberto della Seta nella chat «25 aprile».

Il sottoscritto ne aveva parlato il 28 novembre: si è dovuto aspettare che lo facesse anche il Manifesto per far capire al resto centrosinistra la pericolosità della legge, che intanto stava lì da oltre una settimana. Nessun altro quotidiano di centrosinistra storico o divulgatore/debunker «rispettabile» se n'era occupato, ed è un problema.

«Se si è potuto criticare Israele e se voci autonome come quelle citate di Foa o Lerner si sono levate liberamente... lo si potrà continuare a fare legittimamente».

Questa è la frase più sconcertante di Delrio. Quello che hanno detto Anna Foa e Gad Lerner, due rappresentanti della sinistra liberale moderata, critici pacati, non ha nulla a che fare con i contenuti che verrebbero sanzionati dalla definizione dell'IHRA, tipici del linguaggio anticolonialista arabo o della sinistra radicale, come l'analogia storica tra comportamento di Israele e nazismo, o l'idea che Israele sia uno Stato razzista fin dall'inizio, o che non dovrebbe esistere, o che soldati IDF si comportino da kapò.

Il fatto che il sottoscritto e la maggior parte di voi che leggete non userebbero mai queste espressioni nei cortei o nei propri scritti accademici, o che le reputerebbero irragionevoli, esageratamente ostili, controproducenti per la divulgazione non significa che si debba censurarle nel dibattito democratico: è questo il punto che Delrio non sembra cogliere.

Per chi non lo sapesse, tra le direttive più ambigue e pericolose della definizione IHRA c'è questa: l'idea che sia antisemita «applicare doppi standard pretendendo da Israele un comportamento che non viene richiesto o preteso da nessun altro Paese democratico».

È la trasformazione in censura operativa del benealtrismo socialmediale che abbiamo visto negli ultimi due anni - «E allora il Messico con i narcos?», «E allora la coalizione occidentale a Mosul», etc. - usato per dire che siccome ci sono state altrove, o in passato, operazioni di «antiterrorismo» che hanno comportato mattenze indiscriminate, allora bisogna tollerarle anche in un nostro alleato geopolitico intoccabile.

Per quanto sia un argomento legittimo, seppur piccino e disonesto, quello di insinuare il dubbio nel lettore che gli «ossessionati con Israele» siano guidati soltanto da una terribile malafede antiebraica (e terzomondista) è un argomento che dev'essere lasciato per l'appunto alla discussione democratica, senza che diventi un'etichetta infamante che consenta licenziamenti, isolamento e carriere rovinate.

Lo sanno bene gli studiosi democratici che da anni mettono in guardia da questo strumento dispotico.

Ma intanto arrivano le picconate dei segmenti politici filoisraeliani più intransigenti, incluso Marattin, che accusano il Pd di Schlein di essere ricattato dagli «squadristi» e dai «pro-Pal», nonostante la definizione di antisemitismo su cui si basa il ddl venga criticata anche da numerose organizzazioni pacifiste ebraiche e da intellettuali israeliani di sinistra.

Schlein, dal canto suo, non si esprime, e questo la dice lunga sull'esito di una segreteria che, tra le sue missioni, si proponeva quella di ridurre l'influenza delle correnti.

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