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05 dicembre 2025
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Paolo Mieli diffonde sua visione colonialista
di Soumaila Diawara

È scandaloso, non c’è altro termine per definire la continua ostinazione con cui Paolo Mieli diffonde la sua visione colonialista.

Dietro le sue solite affermazioni si intravedono presunzione, arroganza e quell’idea di superiorità tipica di chi crede di avere il diritto, se non addirittura il potere, di decidere della vita e del destino altrui.

Durante la trasmissione di Lilli Gruber su La7, Mieli si è lasciato andare a un intervento indegno sulla liberazione di Marwan Barghouti. Ha dichiarato testualmente: “Marwan Barghouti va liberato, ma non adesso, va liberato come Mandela, cercando di liberarlo e trovando degli accordi, altrimenti, se lo liberiamo subito, è uno che può creare molti problemi a Israele.”

È un’affermazione gravissima, oltre che storicamente falsa. Mandela non fu liberato “al momento opportuno” per il regime sudafricano, come suggerisce Mieli, ma fu liberato perché l’apartheid, sotto la pressione dell’intero pianeta, società civile, Stati, organizzazioni internazionali e movimenti popolari, era ormai crollato. Il suo rilascio fu l’atto finale della sconfitta del regime, non una concessione ponderata del potere coloniale.

Rendiamoci conto di ciò che Mieli ha realmente detto: secondo lui, Barghouti, prigioniero politico da anni, incarcerato per ragioni esclusivamente politiche, non dovrebbe essere liberato subito poiché la sua libertà disturberebbe Israele. Mieli ammette implicitamente il carattere politico della detenzione, ma allo stesso tempo giustifica che la sua liberazione debba avvenire soltanto quando il potere coloniale lo riterrà conveniente.

Questa è l’essenza della mentalità colonialista, riconoscere apertamente l’ingiustizia ma accettarla come necessaria per mantenere l’ordine imposto dal più forte. Con un linguaggio apparentemente moderato, Mieli perpetua la logica del dominatore che decide tempi, diritti, libertà e dignità degli oppressi.

Questa non è analisi politica, è complicità morale con il colonialismo. E sì, Paolo Mieli, senza mezzi termini, esprime un pensiero colonialista.

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