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Africa non più terreno di dominio militare
di
Laurent Luboya
Oggi in Europa sta riaffiorando una follia che pensavamo morta: la fantasia di poter tornare a mettere gli stivali militari sul suolo africano. È un’ossessione tossica che nasce nei circoli militari francesi e che, incredibilmente, sta iniziando a contagiare anche alcuni italiani.
Un’illusione malata, figlia di un imperialismo che non ha ancora accettato la propria fine.
A chi coltiva queste idee va detto chiaramente, senza diplomazia: non avete capito nulla del mondo contemporaneo. L’Africa non è più un terreno di caccia. Non è più il vostro laboratorio di potere. E non sarà mai più un continente da intimidire con fregate e caserme.
L’Europa del 2025 non ha né la forza né la legittimità per permettersi un’avventura coloniale. È economicamente fragile, politicamente divisa, strategicamente irrilevante. Eppure qualcuno parla ancora come se stessimo nel 1885, come se la Conferenza di Berlino non fosse un monumento al disastro morale europeo. È ridicolo, ed è pericoloso.
L’Africa è cambiata. La sua gioventù è sveglia, consapevole, istruita, connessa, radicale nel rifiuto dell’ingerenza straniera. È una forza politica che nessun esercito può contenere. Cercare di imporre una presenza militare oggi non produrrebbe ordine ma solo caos — e un caos che ricadrebbe soprattutto su chi lo provoca.
La storia è lì a ricordare a chi crede di essere invincibile che l’Africa ha già spezzato imperi. Adua non è un capitolo di un libro di scuola: è un marchio indelebile sulla pelle dell’arroganza europea. L’Italia, convinta della propria superiorità coloniale, fu annientata dall’Etiopia. Una sconfitta totale, bruciante, umiliante. E non è stata l’unica.
Dal FLN algerino ai Mau Mau del Kenya, dagli Ashanti alle guerre di liberazione dell’Africa lusofona, i popoli africani hanno dimostrato più volte che la libertà non si conquista con le parole, ma nemmeno si estirpa con le armi.
Chi oggi in Italia si lascia trascinare nella retorica dell’“ordine” o della “missione civilizzatrice 2.0” non solo ignora la storia: ignora la realtà geopolitica. Oggi il continente è al centro di una competizione globale in cui nessuna potenza occidentale ha più la strada spianata.
Pensare di imporre la propria volontà con i militari significa solo una cosa: attirare la reazione simultanea delle popolazioni africane e dei rivali internazionali. Un suicidio strategico in piena regola.
Chi sogna l’occupazione dell’Africa non è solo ingenuo: è pericolosamente slegato dalla realtà. E soprattutto, è cieco davanti alla determinazione delle nuove generazioni africane, che non permetteranno mai più ciò che è avvenuto nel passato.
Se qualcuno pensa di poter riproporre le vecchie logiche coloniali, troverà davanti a sé un continente intero pronto a opporsi politicamente, economicamente, diplomaticamente e socialmente. Nessuna società moderna accetterà più di essere trattata come territorio da conquistare.
Il messaggio è semplice e definitivo: chi oggi prova a riportare l’Africa sotto il giogo delle potenze europee sta cercando di forzare la storia nella direzione sbagliata. E la storia reagirà. Sempre.
 
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