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Pagine nascoste
di
Rinaldo Battaglia *
Oggi è il 2 dicembre e il calendario mi conduce su più pagine nascoste del Libro della nostra Storia.
Potrei parlarVi del 2 dicembre 1941 quando il nostro 'pluri-medagliato' generale Alessandro Pirzio Biroli (poi inserito a pieni voti nell’elenco della War Crimes Commission, tra i 1.283 fascisti italiani criminali di guerra) distrusse per rappresaglia il villaggio slavo di Pljevlja, fucilando sul posto 74 civili (donne, vecchi e bambini) e passando poi per le armi anche tutti quelli che per strada vennero trovati, partigiani o civili, poco cambiava. Pagine nascoste della nostra storia.
Oppure del 2 dicembre 1942, quando i generali di Stalin si stavano preparando per l’operazione ‘Urano’ e poi con la ‘Piccola Saturno’, con cui l’Armata Rossa dal giorno 5 distruggerà le truppe dell’Asse nazifascista, a Stalingrado e sul Don. Solo la disperata ed eroica tenacia dei nostri Alpini, rompendo l'accerchiamento a Nikolajewka il 26 gennaio '43, permetterà il rimpatrio di una minima parte dei 229.005 uomini lì spediti dal Duce.
Peraltro, dopo aver camminato centinaia di chilometri tra il gelo polare ed il ghiaccio (la non-famosa stagione del ‘morozy’, del ’gelo’). Secondo dati sovietici, solo in quei 2 terribili mesi, morirono combattendo o di fame e freddo almeno 25.000 soldati italiani, mentre altri 70.000 vennero fatti prigionieri. Per quest'ultimi iniziò un'odissea da girone dantesco. Solo 10.030 di loro tornarono a casa, alcuni addirittura dopo la morte di Stalin tra la fine del ‘53 ed il '54. Altre pagine nascoste della nostra storia.
Oppure del 2 dicembre 1943 quando, anche dalle mie parti, precisamente a Vò Vecchio si lavorava sodo per trasformare (dal giorno dopo, il 3 dicembre ‘43 qui come altrove, dopo la ‘fascista’ Carta di Verona del 17 novembre) una villa storica del Seicento, a suo tempo residenza dei signori Contarini-Giovannelli-Vernier e renderla ora operativa come 'campo di raccolta e concentramento' di famiglie ebree venete, da destinare alla Shoah.
Un parcheggio prima di Auschwitz, in altre parole. Nel ghetto di Venezia, già due giorni dopo, i fascisti di Fernando Cordova aiutati dai nazisti arresteranno 150 ebrei e cominceranno dal giorno 6 a spedirli come merce avariata nei lager. Tra gli applausi dei veneziani ligi al Duce e il pagamento delle delazioni a chi aveva venduto quelle persone (Mauro Grini, fascista ed ebreo di Trieste).
Tutti vecchi retaggi di 'un’Italia fascista' che forse non c’è più. Ma ne siamo proprio sicuri?
In data 2 dicembre 1990 - 34 anni fa – il più Alto Rappresentante del nostro Paese - l’allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, scrisse una lettera (pubblicata poi sull’Unità in data 8 gennaio 1991) in cui diceva che ‘Noi Italiani non abbiamo conosciuto gli orrori dei lager’, intendendo ovviamente come carnefici, non vittime.
Certo: noi li abbiamo battezzati ‘campi di internamento’ o ‘di concentramento’, non 'lager'. I lager sono sono quelli dei nazisti Hitler ed Himmler, mentre i gulag restano quelli comunisti di Stalin, nei ghiacci siberiani. O quelli di Tito a Borovnica, Aidussina, Skofia Loka, Maribor, Goli Otok (Isola Calva) e Sveti Grgur (Isola di San Gregorio).
Alquanto vicini però ai nostri di Fiume, Bakar (Buccari), Kraljevica (Potorc), Arbe (Rab), Vodice, Osljak, Slarin, Divulje, Uljan, Molat (Melada), Bar (Antivari), Prevlaka, Mamula, Perzagno, Zabjelo, Kukes, Klos, Kavaje, German, Scutari, Vermoshi, Porto Romano (Durazzo) solo per ricordare quelli ‘fascisti’ fuori dall’Italia del Duce. Loro, gli altri, erano i 'cattivi', noi invece i 'buoni'. Le parole contano ancora e sempre. Eccome. Altre pagine nascostissime della nostra storia.
Ma siamo sicuri che siamo dal 25 Aprile 1945 fuori dal Fascismo?
A Retorbido (Pavia) solo tre anni fa in questi giorni, il 28 novembre 2022 - poco dopo la ricorrenza dei 100 anni sulla 'marcia di Roma' - è stata inaugurata una sede di Fratelli d'Italia intitolata a Italo Balbo, quadrumviro della marcia e capo di squadre di picchiatori fascisti, come quella che uccise a bastonate don Giovanni Manzoni.
Ma è normale?
Qualcuno mi ricorda se di recente in Germania hanno dedicato un qualcosa a Goering o Goebbels?
Come aveva ragione George Orwell nel suo “1984”: "La storia era un palinsesto che poteva essere raschiato e riscritto tutte le volte che si voleva. In nessun caso era possibile, una volta portata a termine l’opera, dimostrare che una qualsiasi falsificazione avesse avuto luogo.”
Analisi dolorosa di un'Italia post-fascista, ancora oggi poco post e molto fascista.
2 dicembre 2025 – liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Terza Parte” - Amazon – 2025
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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