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02 dicembre 2025
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Parenzo su Francesca Albanese fa paragoni assurdi
di Soumaila Diawara

Siamo oltre il delirio!

«Le città che le hanno concesso onorificenze dovrebbero revocarle immediatamente, come fecero con quelle dedicate a Mussolini». (David Parenzo, conduttore de L’Aria che Tira su La7)

Siamo davvero oltre il delirio. Le dichiarazioni di Parenzo non sono soltanto una forzatura storica, ma rappresentano un vero e proprio delirio di onnipotenza, parla come se potesse dire qualsiasi cosa senza mai assumersi la responsabilità delle sue parole.

Arriva persino a chiedere che le città revochino a Francesca Albanese le onorificenze ricevute, «come fecero con Mussolini», come se Francesca Albanese fosse paragonabile a Benito Mussolini.

Per quale motivo Parenzo arrivi a un’accusa tanto grave, sinceramente, non è dato saperlo. A mia conoscenza, Francesca Albanese non ha mai ordinato la persecuzione degli ebrei, non ha mai fatto deportare nessuno, non ha mai firmato leggi razziali, né avallato alcun regime totalitario.

Il paragone non è solo una forma di disinformazione totale, ma è un tentativo di far credere al pubblico qualcosa di radicalmente falso e profondamente diffamatorio.

Vorrei ricordare a Parenzo che le denunce di Francesca Albanese non hanno nulla a che vedere con l’antisemitismo, come lui tenta di far credere, ma riguardano la denuncia documentata della pulizia etnica praticata da Israele nei territori palestinesi, del colonialismo, dell’occupazione illegale delle terre e, oggi, del genocidio in corso a Gaza.

Ogni giornalista dotato di dignità dovrebbe avere il coraggio di denunciare tutto questo, non di attaccare chi lo fa.

Se non si è in grado di farlo con onestà intellettuale, sarebbe meglio tacere, piuttosto che diffamare chi ha il coraggio di dire ciò che il mondo non vuole né vedere né ascoltare.

Caro Parenzo, abbi almeno la decenza, se ancora ci si può permettere di chiamarti “giornalista”, di raccontare i fatti per quello che sono, invece di rifugiarti nella revisione storica, nella propaganda e nella diffamazione.

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