Esecuzione dei due palestinesi arresi: comandante viene promosso
di Leandro Leggeri

La notizia riportata da The Cradle è di quelle che fotografano con precisione la deriva in atto: mentre tre militari israeliani venivano interrogati per l’esecuzione a sangue freddo di due combattenti palestinesi ormai disarmati e con le mani alzate, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir si è presentato alla base dell’unità per annunciare la promozione del loro comandante.

Un messaggio politico limpido: non solo nessuna responsabilità, ma un premio.

Il caso riguarda l’uccisione di Muntasir Billah Mahmoud Qassem Abdullah, 26 anni, e Youssef Ali Youssef Assa’sa, 37 anni. Dopo uno scontro armato, i due si erano arresi, uscendo con le mani in alto: il video circolato mostra chiaramente che non erano armati e non costituivano minaccia. Eppure sono stati colpiti a bruciapelo.

Ben Gvir non solo ha difeso apertamente i soldati, ma ha dichiarato che “i terroristi devono morire”, diffondendo perfino un video in cui abbraccia il comandante promosso.

Intanto, in Israele, cresce l’allarme dei pochi commentatori critici: come ha scritto la giornalista di Haaretz Iris Leal, esecuzioni del genere “un tempo avrebbero fatto tremare lo Stato, oggi vengono assorbite dall’atmosfera generale senza lasciare traccia”.

La stessa dinamica di impunità si ripete ovunque: regole di ingaggio mutate, fuoco libero contro civili in Cisgiordania, inclusa una donna incinta uccisa perché “guardava il terreno in modo sospetto”.

Un sistema che punisce chi denuncia — come accadde all’avvocata militare che rivelò il video di uno stupro di gruppo su un detenuto palestinese — e che premia chi viola apertamente ogni norma del diritto internazionale.

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA

Dossier diritti