Oggi tocca a Shahin, domani a noi
di Alessandra Sciurba *

Chi pensa che il caso dell'Imam di Torino Mohamed Shahin non lo riguardi, perché si tratta di uno "straniero", per di più musulmano, per di più, appunto, Imam, si sbaglia di grosso.

Oggi tocca a lui, domani tocca a te, a me, a chiunque di noi, anche se non potranno (forse) espellerci in un altro paese dove magari rischieremmo la vita, perché (forse) varrà ancora il principio che non si può revocare la cittadinanza per nascita (principio nato in risposta ai totalitarismi nazifascisti: prima di essere internate nel lager nazisti ad ogni persona veniva revocata la cittadinanza).

L'attacco, gravissimo e non unico, è alla libertà di opinione, di parola, di dissenso. E una volta sferrato dai vertici di un governo, questo attacco, se non fermato, si estende a chiunque e ovunque, in maniera del tutto arbitraria.

C'è un legame molto stretto, ad esempio, tra quello che sta accadendo all'Imam di Torino e le riforme della governance universitaria proposte da questo governo. Il messaggio è lo stesso: se volete stare tranquilli, allineatevi alle posizioni del potere. Basta pensieri liberi e critici sul mondo.

Ecco, mobilitarsi per Mohamed Shahin, e farlo subito, significa non solo opporsi a un caso di ingiustizia che rischia di diventare una condanna a morte, ma anche resistere all'involuzione democratica di questo Paese. Un processo pericolosissimo, per cui rischiamo a un certo punto, come la rana che non si accorge che sta morendo bollita perché l'acqua viene riscaldata lentamente, di trovarci in un rinnovato incubo senza più ritorno e di chiederci, quando sarà troppo tardi, come sia stato possibile non svegliarsi in tempo.

* Giurista

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