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Apologia di genocidio
di
Rossella Ahmad
Gli scioperi e le manifestazioni per Gaza, che sono le manifestazioni di un'umanità ferita dallo sfregio di un genocidio che ha i canoni dell'abominio e della malvagità esibiti come medaglia d'onore, hanno il potere di scatenare esponenzialmente il livore di quel sottobosco di cui ho parlato in passato, e di farlo in maniera così imponente da azzerare ogni residuo freno inibitorio (ammesso che individui perlopiù incolti, senza idee originali ma rumorosissimi nelle loro esternazioni, ne abbiano mai avuti).
Ho letto in rete commenti al limite del penale. Ne ho segnalato persino uno, di una probabile nonna, che invitava "Bibi" a finire il lavoro a Gaza. E tutti sappiamo in che genere di lavoro sia impegnato il polacco genocida.
Non l'avevo mai fatto prima, ritengo sacre libertà di pensiero e di espressione, ma qui siamo oltre. Siamo di fronte ad un gruppo umano moralmente deviato, impermeabile al dolore altrui, e che anzi ne fa apologia. E ciò è inaccettabile secondo qualsiasi parametro.
Tra i più offesi ci sono individui incapaci di analizzare i fenomeni storici e completamente ignari del punto in cui siamo.
Che continuano ad indulgere nel teatrino dei pupi destra/sinistra, per sfogare malcontenti di cui ancora non hanno compreso le responsabilità e la paternità. Che si irritano perché ad una manifestazione per la Palestina vi siano bandiere appunto della Palestina. E non quelle sovraniste che di quel genocidio oggi rappresentano la collusione ai più alti livelli.
Lasciamo costoro al loro destino. Irrecuperabili. Uno studio intensivo di filosofia ed etica potrebbe forse tirarli fuori dalla palude morale in cui vegetano, previa comprensione delle stesse, non scontata anzi improbabile.
Una considerazione generale sulla necessità - che è imperativo categorico in tempi così grami da ritenere giustificabile un genocidio - di prendere posizione sempre, di interferire.
Quando le vite umane siano in pericolo, quando la dignità umana sia minacciata, le frontiere nazionali e le sensibilità diventano irrilevanti, dovunque uomini e donne siano perseguitati per razza, religione o opinioni politiche, quel luogo, in quel momento, deve divenire il centro dell'universo.
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