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29 novembre 2025
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A Gaza si muore ancora
di Elisa Fontana

A distanza di qualche tempo della mirabolante tregua voluta da quel genio di Trump a Gaza, la narrazione dei giornali mainstream, dei talk show, degli editoralisti di grido tace totalmente, fatta qualche debita eccezione, certamente. Ovviamente penserà l’ingenuo di turno, di cosa vogliamo parlare, adesso che c’è la tregua e la vita torna pian piano alla normalità?

Ecco, sì, la vita torna alla normalità, ma esattamente da dove avevamo lasciato e negli stessi termini, anzi peggio. Dal giorno dell’inizio della “tregua” ad oggi sono stati ammazzati oltre 400 palestinesi, senza contare i feriti, ovviamente, e gli arrestati che scompaiono nelle galere israeliane.

La linea gialla che dovrebbe delimitare l’area all’interno della quale si è ritirato l’esercito israeliano è quanto di più mobile esista e si muove in funzione di quello che gli israeliani decidono di abbattere, con i bulldozer sempre in azione che abbattono il pochissimo rimasto in piedi e mangiano territorio, piano piano. I camion con gli aiuti umanitari sono fatti passare con il contagocce e, nel frattempo, a dare man forte è arrivato l’inverno. E con esso piogge torrenziali e fiumi di fango che hanno invaso le tendopoli, rendendole inabitabili.

Inabitabili se si sapesse dove andare, ma siccome non esiste alternativa questi scarti dell’umanità dormono e vivono su materassi fradici e in mezzo al fango. Insomma, basta con i bombardamenti, c’è pur sempre una tregua, no? E avanti con ogni mezzo per rendere Gaza un posto impossibile dove anche solo sopravvivere, compresi i bombardamenti che adesso sono diventate “azioni mirate”, ma sempre bombe sganciano.

Nel frattempo, per essere giusti ed equilibrati, anche in Cisgiordania gli israeliani si fanno sentire, dando campo libero alle violenze e sopraffazioni dei coloni, alle confische illegali di terre e case. Insomma una fredda, chirurgica strategia di spoliazione, uccisioni, depredazioni e cancellazione di un popolo. Non si offendano, poi, quando viene evocata la macchina nazista, perché esattamente quella sta funzionando in Palestina, facendo strame di qualunque diritto internazionale e di qualunque convenzione sui diritti umani.

E’ di queste ore l’esecuzione a freddo, ripresa da un telefonino, di due gazawi che si erano arresi e sdraiati a terra. Un colpo alla nuca e risolto il problema, dedicato alle anime belle che si indignano quando si paragona l’esercito israeliano ai metodi nazisti.

Bene, di fronte a questa situazione, se possibile ancora più tragica e senza speranza, si sente qualcuno aprire bocca? Intendo qualche politico, qualche giornalista, qualche opinionista, qualcuno che, in genere, non perde occasione di discettare su tutto lo scibile umano. Dopo la fiammata delle manifestazioni di piazza, davanti alle quali non hanno potuto fare a meno di sciorinare tutta la loro ribalda ipocrisia, sono tutti spariti.

Certo, il nostro ministero degli esteri sta raccogliendo tonnellate di aiuti per consegnarle “Quando la comunità internazionale avrà creato le condizioni per operare concretamente a Gaza”, pensa un po’. Ma come, non era Giorgetta a dire a quelli della Flotilla che se volevano davvero portare aiuti umanitari bastava darli al governo e ci avrebbero pensato loro? E le 240 tonnellate raccolte dalla generosità di Genova sono sempre ferme in Giordania, dove viene spiegato che non esistono corridoi umanitari per la Striscia.

Sarebbe facile discettare sul materiale con cui hanno costruito le loro facce, ma al termine di tutto appare chiara una cosa. Quelle piazze stracolme avevano consegnato alla politica il messaggio di mantenere accesi i riflettori su quella tragedia, di esprimersi chiaramente sul genocidio di un popolo, di darsi da fare per aiutarlo concretamente. Tutto vano, tutto silenziato sapendo che piano piano i riflettori si sarebbero abbassati, se non spenti del tutto.

Poi però piangiamo lacrime di coccodrillo sul perché la gente è disillusa dalla politica. Banalmente perché a Gaza si continua a morire e a soffrire peggio di prima e voi avete dimostrato di quale pasta siete fatti. E non emana un buon odore.

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