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Storia di Siwar
trad. di Antonella Salamone
Siwar avrebbe dovuto essere la stella del basket. Ogni volta che ne aveva l'occasione, era in campo, con le scarpe da ginnastica allacciate, determinata a vincere, a spingersi oltre i propri limiti, a essere tutto ciò che poteva essere.
Il suo feed di Facebook era pieno di trofei, foto di squadra, istantanee di una ragazza che amava il gioco e la gioia che ne derivava. Era una boccata d'aria fresca: motivata, brillante, sempre presente, sempre generosa.
Lo sport era il suo palcoscenico, il suo modo di brillare oltre i compiti e le responsabilità familiari. Era presente: socievole senza essere rumorosa, disponibile senza che nessuno la chiedesse, la cugina che si presentava, portava dolcetti, faceva da chaperon, rideva, condivideva, insegnava e imparava. Era una persona intraprendente, quella che correva dall'allenamento con le sue scarpe da ginnastica a un matrimonio, a una festa, senza mai perdere un colpo.
E poi, il 24 novembre 2023, Israele, ancora inebriato dalla sua stessa crudeltà, mandò un aereo da guerra a casa sua. In un istante, la stella del basket, la cugina, la nipote, la figlia... sparite. Un attimo prima era lì, vibrante, piena di vita. Quello dopo, silenzio.
Come si fa a scegliere chi piangere quando sono tutti amati? Ogni vita perduta, ogni famiglia distrutta, porta con sé lo stesso dolore, ma a volte dobbiamo scegliere una storia da raccontare, da custodire, da ricordare. Non perché il suo dolore sia più grande, ma perché la sua storia apre una finestra sulle innumerevoli altre persone che il mondo ignora. Il dolore non ha prezzo; le lacrime appartengono a tutti.
Oggi celebriamo il suo secondo anniversario. Due anni di un silenzio che non sembra mai completo. Due anni di cuori che soffrono, di sedie vuote e partite perse. Due anni di lutto per una vita che avrebbe dovuto avere decenni davanti, piena di trionfi, risate e amore.
Siwar era più di una giocatrice, più di una cugina o di un'amica: era la luce stessa. E anche se la sua risata non riempie più la stanza, il suo spirito, la sua determinazione e il suo amore per la vita ci ricordano ciò che le è stato rubato, e ciò che non dobbiamo mai dimenticare.
Hani Almadhoun
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