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Su Israele PD spaccato e alquanto confuso
di Paolo Mossetti
Continuano le lacerazioni nel PD sulla questione mediorientale. Con piccoli, timidi cambi di passo in un partito dove i venti-trentenni per molti anni hanno adottato un cerchiobottismo istituzionale che rasentava il ridicolo.
Ieri, rompendo le righe, i Giovani Democratici di Bergamo hanno contestato un evento tutto schierato a difesa di Israele al quale partecipava anche Emanuele Fiano. Al centro della frattura c'è, ancora una volta, Sinistra per Israele, l'organizzazione di cui Fiano fa parte, che usa la formula dei «due popoli, due Stati» come una disonesta foglia di fico, ma di fatto dall'inizio della guerra ha come missione primaria la difesa di un sionismo romanticizzato e ostacolare, nel centrosinistra, ogni critica radicale o proposta di boicottaggio.
Il comunicato di GD Bergamo su Instagram è stato questo:
«La nostra posizione è netta: pur ritenendo indispensabile dialogare con quella componente della società israeliana che oggi si oppone al genocidio, alle politiche di apartheid e al progetto colonialista che è genesi della tragedia Palestinese, non si può negare l’evidenza che l’Israele di oggi esprime in maggioranza un sostegno popolare alle azioni dell’esercito e alla violenza esercitata sui palestinesi, come confermato da numerose statistiche.
Siamo favorevoli al dialogo per la pace e contrari all’annientamento di qualunque popolo, ma respingiamo ogni forma di ipocrisia. La sinistra non può dialogare con “sionisti moderati”: deve dialogare con gli antifascisti e gli antisionisti. In quest’ottica, riteniamo legittimo che Fiano esprima le proprie opinioni, ma rivendichiamo il diritto e il dovere di chiarire che non parla a nome nostro, né come sinistra né come Giovani Democratici, e crediamo neanche come Partito Democratico».
Non poteva mancare la batteria di risposta dei notabili del partito: «Ennesimo attacco a Fiano... hanno tentato di impedire un confronto democratico, civile ed aperto» (Fassino). «Le posizioni di Sinistra per Israele hanno piena cittadinanza nel PD» (Gori). «Campagne d’odio» (Picierno).
A questi ha risposto, implicitamente, la sezione lombarda dei giovani PD Lombardia, in un comunicato - ed è questa la piccola novità.
«I Giovani Democratici di Bergamo non hanno mai cercato di fermare, né hanno mai fermato, alcuna voce... Il presidio pacifico, si è infatti svolto a circa 200 metri dalla sede dell’iniziativa, senza ostacolarne lo svolgimento... Questo non ci rende antisemiti, e siamo sinceramente stanche e stanchi di doverlo ribadire o di essere oggetto di strumentalizzazioni».
Anche il PD provinciale di Bergamo ha difeso la protesta di Giovani Democratici: «Non sono accettabili attacchi personali nei confronti di esponenti del nostro partito né strumentalizzazioni dei fatti».
E sentiamo cosa diceva, qualche giorno prima, Paolo Romano, consigliere regionale Pd in Lombardia:
«Dovremmo essere insieme anche al PD nei porti dove si bloccano le navi cargo delle armi, ma lo siamo stati. Io, insieme a tanti colleghi del PD, ho visto e ho partecipato ai vari blocchi a Livorno, a Ravenna e a Genova. I sindaci di quelle città sono i sindaci del PD che hanno aiutato i portuali a bloccare l'invio di armi ad Israele...
Le posizioni di chi ancora oggi difende in maniera ridicola il genocidio portato avanti a casa dallo Stato di Israele, se va bene riguardano una persona su cento in quella stanza, praticamente l'errore statistico. Però si dà grande spazio e grande visibilità a quelle 3-4 personalità politiche, che avendo un ruolo possono rilasciare un'intervista sui giornali, che devono fare il controcanto. Ma io su questo dico, ma facciamola un congresso tematico, una linea tematica, andiamo a vedere che cosa pensa il PD su Gaza».
Sintetizzando: il PD è quel partito dove un lato ci sono i Giovani PD che vengono accusati di estremismo per aver manifestato pacificamente fuori da un evento smaccatamente filoisraeliano, dall'altro ci sono riformisti PD che manifestano con i riabilitatori di Bandera.
Niente di rivoluzionario, dicevamo, e niente che assomigli anche lontanamente a un primo passo per cambiare lo status quo diplomatico. Il clima ovunque è di una restaurazione mortifera. L'Italia non conta nulla. Il declino incalza. Ma c'è un piccolo allineamento tra base elettorale e politica su questo tema, forse non più del tutto reversibile.
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