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23 novembre 2025
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Israele scarica i suoi generali
di Leandro Leggeri

LICENZIAMENTI PER IL “FALLIMENTO DEL 7 OTTOBRE”, MA NETANYAHU BLOCCA L’INCHIESTA INDIPENDENTE

Il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha annunciato il licenziamento di diversi comandanti della riserva, ritenuti responsabili del fallimento nel prevenire l’operazione Al-Aqsa Flood del 7 ottobre 2023. Una decisione arrivata al termine dell’indagine interna dell’esercito, che parla apertamente di un “fallimento sistemico e organizzativo” nelle procedure, nelle valutazioni d’intelligence e nella risposta operativa.

Tre comandanti di divisione — incluso il capo dell’intelligence militare — sono stati indicati come i principali responsabili, tutti già dimessi. Ma provvedimenti disciplinari hanno colpito anche il capo della Marina, quello dell’Aeronautica e numerosi ufficiali di alto rango, in un tentativo evidente di circoscrivere le responsabilità all’interno dell’apparato militare.

Mentre lo Stato Maggiore prova a gestire la crisi, Netanyahu continua però a rifiutare la creazione di una commissione d’inchiesta indipendente, l’unica che potrebbe affrontare i nodi politici più delicati: dalle falle dell’intelligence alla gestione del confine con Gaza, fino al tema più controverso di tutti, il ricorso alla Hannibal Directive, la procedura che autorizza a colpire i propri cittadini pur di evitare la cattura da parte del nemico.

Una direttiva che, secondo molte testimonianze e immagini, portò l’aviazione e i mezzi corazzati israeliani a colpire indiscriminatamente sia i miliziani di Hamas che gli ostaggi israeliani, contribuendo al massacro lungo il confine e alla morte di centinaia di civili — compresi molti dei giovani presenti al festival Nova.

L’opposizione denuncia un tentativo trasparente di Netanyahu di sfuggire alle proprie responsabilità politiche. Yair Lapid sostiene che un’ampia maggioranza dell’opinione pubblica israeliana vuole una commissione d’inchiesta statale e che “il governo sta facendo di tutto per fuggire dalla verità”. Il nodo resta politico: un’indagine indipendente non si limiterebbe al livello militare.

Finirebbe inevitabilmente per indagare sulla strategia di lungo periodo di Netanyahu verso Gaza, compresi gli anni di trasferimenti di denaro qatariota a Hamas autorizzati dal governo per “mantenere la divisione palestinese”, e le scelte che hanno portato a concentrare difese e intelligence sul fronte Nord, lasciando il Sud vulnerabile.

La crisi interna dell’establishment militare, unita al rifiuto di un esame esterno, mostra un Paese ancora profondamente lacerato da ciò che è accaduto il 7 ottobre — e sempre più diviso su chi debba pagarne il prezzo politico.

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