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23 novembre 2025
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Israele: pena di morte razzista e contro leggi sui diritti umani
di Tamara Gallera

Dal suo arresto nel 2003, Asmaa e i loro due figli hanno vissuto in una costante attesa, compresi sette anni durante i quali le visite sono state vietate.

Mentre il ministro estremista israeliano Itamar Ben-Gvir distribuiva dolciumi per celebrare l'approvazione iniziale di una legge sulla pena di morte che colpiva i prigionieri palestinesi, Asmaa Hamouda piangeva per la sorte del marito, che rimane imprigionato in Israele.

Asmaa lo aspetta da 23 anni, nonostante la draconiana condanna – 22 ergastoli più 150 anni – inflitta dai tribunali israeliani. Ora teme che la legge arrivi all'approvazione definitiva e che lei perderà per sempre il marito, il 53enne Raed al-Houtari.

Il controverso disegno di legge sta attraversando diverse letture alla Knesset israeliana. Israele è ansioso di presentare il processo come parte di un quadro democratico, sostenendo che tale legislazione viene promulgata solo tramite procedura parlamentare.

Secondo i promotori del disegno di legge, la sua bozza finale impone ai giudici di imporre la pena di morte a qualsiasi palestinese condannato per l’omicidio di un ebreo israeliano sulla base della sua identità.

La legge non prende di mira solo coloro che presumibilmente compiono un attacco. Estende la pena a coloro che sono accusati di averlo pianificato o diretto. Secondo quanto riportato dai media israeliani, l'esecuzione sarebbe effettuata tramite iniezione letale, sotto supervisione medica.

All'inizio della sessione, è stato diffuso un documento interno che delineava i principi alla base della proposta di legge. Il documento descriveva il disegno di legge come "una legge morale senza pari per il popolo di Israele nella sua terra" e affermava che avrebbe costituito un deterrente significativo "sulla base dell'esperienza passata".

Il documento sottolineava che la legge deve essere applicabile nella pratica, non meramente simbolica, nel tentativo di presentarla come un quadro funzionale piuttosto che come una dichiarazione politica. Eppure ha già suscitato un'ampia condanna da parte dei difensori dei diritti umani.

Il testo chiarisce che la pena di morte si applica esclusivamente agli imputati palestinesi condannati per l'omicidio di un ebreo israeliano a causa della sua identità, non agli israeliani che uccidono palestinesi per lo stesso motivo. Il criterio selettivo rende il disegno di legge apertamente razzista e lo pone in diretto conflitto con le norme internazionali sui diritti umani.

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