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ONU approva forza internazionale e amministrazione transitoria per Gaza
di Guglielmo Mengora
Con un voto di 13 favorevoli e due astenuti il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha autorizzato l'invio in Palestina di una "Forza di Stabilizzazione". Di fatto, un contingente ONU entrerà in Israele per agire come forza di interposizione.
Si tratta di una sconfitta storica per l'Entità Temporanea che infatti non lo accetta. Dai tempi di Massimo D'Alema a metà anni 2000, nessun occidentale ha mai proposto l'ingresso di una forza di interposizione, fino a quest'anno quando la proposta è stata fatta da Francesca Albanese.
Nessun altro ha mai osato immaginare che l'ONU si dispiegasse in Palestina esautorando di fatto Tel Aviv dal controllo di alcuni territori che rivendica come suoi e impedendole libertà di movimento su quello che considera il suo territorio.
Gli Stati Uniti hanno esautorato Israele mentre a parole rilanciano piani ridicoli e puerili che non hanno alcuna speranza di avere successo. La risoluzione autorizza il dispiegamento di una forza internazionale al confine tra i due stati, cosa che da sola de facto riconosce implicitamente la Palestina come stato se stante.
Il cinema di Trump serve a coprire una sconfitta storica per l'Entità Temporanea che diventa di fatto un protettorato statunitense e che non ha più alcuna autonomia negoziale. Perché passasse, nella risoluzione è stato necessario inserire un riferimento diretto a un "chiaro percorso per la formazione di uno stato palestinese indipendente".
Una forza di interposizione ONU e uno stato palestinese sono le due basi che Israele non ha mai accettato e la più grande premessa (e promessa) del governo israeliano era che queste due cose non ci sarebbero mai state.
Israele rifiuta una forza di interposizione ONU dal 1956, da quando Ben Gurion aveva dichiarato che "Israele non avrebbe mai accettato la presenza di forze ONU sul suo territorio né su nessun territorio che occupava". Si tratta di una sconfitta drammatica che rischia di far esplodere il paese.
Il clown Trump sta cercando di fare ingoiare a Tel Aviv l'accordo presentando ogni giorno una proposta più fantasiosa, inclusa quella del protettorato che le fazioni palestinesi non accetteranno mai. Di fatto, però, Israele sta per ingoiare cose che mai avrebbe accettato e che probabilmente non accetterà mai. Le fantasie colonialiste che i generali USA presentano a Tel Aviv sono solo illusioni per tenere buoni tutti.
E' importante che Russia e Cina si siano astenute, segno che gli Stati Uniti hanno dato precise garanzie su questo processo, che non sarà un protettorato e che la forza di interposizione sia composta anche - o forse soltanto - da paesi arabi. Un'altra condizione che Israele non accetterebbe mai in una situazione normale.
Russia e Cina avrebbero potuto usare il veto per bloccare la risoluzione che invece recepisce le loro richieste e cioè che non ci sia alcun protettorato sulla Palestina e che il governo di Gaza possa rimanere solo nelle mani dei palestinesi. Se non hanno bloccato la risoluzione è perché, al di là dei comunicati clowneschi, il meccanismo proposto dagli Stati Uniti è soddisfacente.
Trump ha già ceduto sul disarmo delle fazioni palestinesi, ufficialmente derubricato "ad un secondo momento" e sta illudendo Tel Aviv che possa mantenere il controllo su una vasta zona di Gaza come specchietto per le allodole in modo da tenere buoni i vari pezzi del governo Netanyahu. Ma nessuno è fesso laggiù: la Destra israeliana non accetterà mai l'avvio ufficiale di un percorso di indipendenza palestinese sancito dall'ONU.
Il diavolo come sempre è nei dettagli. Come hanno ricordato le fazioni palestinesi stasera, una forza multinazionale potrà operare solo al confine come forza di interposizione e sotto le direttive del legittimo governo palestinese. Assegnare attività di governo a Gaza alla forza internazionale "la rende parte del conflitto", con le fazioni palestinesi che stanno evidentemente ricordando a tutti che se tenterà di asserire il suo volere su Gaza potrà essere attaccata come lo sono gli israeliani.
Russia e Cina avevano minacciato di bloccare la risoluzione se questa avesse tolto ai palestinesi il controllo del loro stato e infatti così non è: la gestione di Gaza rimane ai palestinesi con il famoso Board che dovrà coordinarsi con loro e gestire la ricostruzione, altra attività che viene tolta ad Israele.
Bisogna andare oltre le clownesche parole di Trump, una persona che ne spara di cotte e di crude salvo tornare indietro con la coda fra le gambe. Il presidente USA deve addolcire la pillola per i suoi sottoposti di Tel Aviv in modo che accettino la cosa convinti di cose che non saranno. Gli Stati Uniti sanno bene che i palestinesi non avrebbero problemi a sparare su di loro, né su chiunque altro che tentasse di togliere loro il loro stato.
Nel suo solito messaggio sboronesco di autocelebrazione Trump ringrazia tutti - ma proprio tutti - tranne un paese: proprio quello. Il messaggio è chiaro.
Funzionerà? Come tutte le cose difficili, non sarà facile. La storia dell'Amministrazione Trump è quella di persone che buttano idee a caso per poi tornare a più miti consigli.
Per capire bene la situazione storica per Israele basterà riportare le parole di un reporter di Tel Aviv al Segretario di Stato Rubio qualche giorno fa mentre Rubio spiegava il meccanismo di verifica del cessate il fuoco:
Reporter: "Non è mai successa una cosa del genere in Israele. Questo significa che di fatto le decisioni militari di Israele in relazione a Gaza saranno prese a Washington? Se l'Esercito identificasse che Hamas si sta riarmando, potremo riavviare il conflitto in modo indipendente o dovremo chiedere il permesso all'Amministrazione Trump?".
I generali di Washington non sono così fessi da pensare che i palestinesi, dopo 100mila morti e 250mila feriti, accetteranno di essere governati dagli Stati Uniti invece che da Israele né vorranno rischiare di essere loro a morire per le strade di Gaza.
Bisogna andare oltre le parole clownesche e capire che gli Stati Uniti hanno imposto a Tel Aviv qualcosa che non ha mai accettato dal 1948.
Il resto lo farà la determinazione dei palestinesi. E, se servissero, anche i loro fucili.
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