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Quegli israeliani che si oppongono alla pulizia etnica non sono il punto
di Alessandro Ferretti *
L’altro giorno ho letto su FB un post che mi ha fatto riflettere. L’autore, tipico sionista di sinistra (quelli che “l’idea di impadronirsi di una terra cacciandone gli abitanti è cosa buona e giusta, ma Netanyahu è cattivo.”) esordiva con il classico acchiappa-click: “Quello che non vi raccontano”, e continuava descrivendo con toni epici “la risposta della società civile israeliana alla violenza dei coloni.”, annunciando che alcuni ebrei israeliani si sarebbero recati in Cisgiordania per proteggere il raccolto delle olive dagli assalti dei coloni.
Inizialmente mi ha fatto sorridere, perché se c’è qualcosa che i media ci dicono in continuazione è proprio che in Israele, stato mirabilmente democratico, ci sono moltitudini di bravissime persone che si oppongono strenuamente a Netanyahu, che manifestano contro il genocidio, che mettono a rischio le loro vite e le loro carriere pur di aiutare i poveri palestinesi etc.
Certo, andrebbe ricordato che purtroppo la grande maggioranza dei partecipanti ai cortei contro Netanyahu chiedeva solo il rilascio degli ostaggi. Infatti, ora che gli ostaggi sono stati rilasciati, non si vede nessuna manifestazione che chieda il rispetto del cessate il fuoco, lo sblocco degli aiuti umanitari, lo smantellamento delle colonie in Cisgiordania e un percorso serio e definito per l’autodeterminazione dei palestinesi.
Per non parlare di quelli che, come Grossman, si erano infine decisi ad ammettere che a Gaza è in corso un genocidio. Già dalle loro dichiarazioni si poteva pensare che lo avessero fatto solo per proteggere la loro credibilità e preservare Israele dalle conseguenze dei suoi crimini, ma ora ne abbiamo la conferma: se questi grandi intellettuali fossero stati sinceri, ora dovrebbero chiedere a gran voce che il crimine di genocidio venga punito ai sensi del diritto internazionale.. ma ovviamente non ci pensano nemmeno.
Ora che il falso cessate il fuoco ha trasformato il genocidio in uno stillicidio, questi ipocriti ora dicono “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato” dimostrando definitivamente quanto siano in realtà esseri spregevoli e disumani, consapevolmente complici delle ingiustizie più bieche.
Insomma, qualcun* che in Israele si oppone davvero alle ingiustizie contro i palestinesi esiste, ma sono purtroppo molti meno di quanto non ci raccontino i media.
Ma la cosa che mi ha fatto riflettere è: perché questo bisogno di rimarcare continuamente l’esistenza di un’opposizione interna alla ferocia israeliana? In realtà, la risposta è semplice: serve a proteggere Israele dal boicottaggio internazionale.
Una delle motivazioni più frequentemente addotte dagli ignavi accademici occidentali contro il boicottaggio degli atenei israeliani, che sappiamo essere da sempre strutturalmente complici dell’espulsione dei palestinesi e di tutti i crimini che ne conseguono, è infatti quella secondo cui gli atenei israeliani sono tutto un brulicare di attività anti-Netanyahu, autentico cuore pulsante di un’umanità generosa e che si oppone con grande decisione ai crimini sionisti.
Boicottare l’accademia, secondo questi penosi ipocriti, significherebbe togliere il terreno sotto i piedi di questa opposizione, che quindi si troverebbe impossibilitata a svolgere il suo democratico ruolo di redentrice di Israele. In soldoni, l’idea è che l’unica speranza per i palestinesi sia l’opposizione israeliana, e che per preservarla bisogna continuare a commerciare, scambiare, finanziare, accordarsi con Israele in modo da non penalizzarla e darle il tempo di prendere democraticamente il potere.
Peccato che, ovviamente, questo idilliaco quadretto sia una pura invenzione, totalmente campata in aria. Non solo gli atenei sono uno dei pilastri principali su cui si fonda l’occupazione e l’apartheid, ma soprattutto quelli che si oppongono davvero alle ingiustizie sono purtroppo troppo, troppo pochi. “Quello che non ci dicono” non è che esiste un’opposizione israeliana (che sicuramente esiste). Quello che non ci dicono è che quest’opposizione non è assolutamente in grado di fermare i piani genocidi della maggioranza degli israeliani, ora e per svariati anni a venire.
A raccontare come è andata a finire la missione di proteggere il raccolto delle olive ci pensa infatti Ori Goldberg: i bus dei manifestanti sono stati bloccati dall’esercito per “mantenere l’ordine pubblico”, e i bravi manifestanti hanno serenamente fatto marcia indietro senza creare incidenti “perché sono cittadini responsabili e non vogliono dare filo da torcere ai militari che fanno “rispettare la legge”.
Il risultato è che mentre noi ci commuoviamo a pensare a quanto sono bravi gli israeliani liberali, i coloni potranno liberamente bruciare olivi e massacrare contadini palestinesi. Come dice sempre Goldberg, “È uno spettacolo interamente ebraico. I palestinesi esistono come oggetto di scena o come oggetto di abusi ineluttabili, non come persone. I buoni manifestanti vogliono distinguersi dai cattivi coloni “aiutando” i palestinesi (anche se non lo fanno). I militari vogliono mantenere “l’ordine pubblico” solo tra gli ebrei (i palestinesi sono solo oggetti passivi, che suscitano compassione negli attivisti e l’ira dei coloni. Non hanno un’esistenza indipendente).”
In pratica, la narrazione eroistica dell’opposizione israeliana è del tutto funzionale a far proseguire il genocidio invisibilizzando completamente le sue vittime. Sempre Goldberg: ”Gli ebrei declamano la legge e gli ebrei la infrangono. Gli ebrei sono i migliori e i peggiori (dipende a chi lo chiedi), ma occupano anche l’intera zona di mezzo. I palestinesi sono introvabili. C’è da stupirsi che i progressisti israeliani indulgano nelle stesse fantasie di eterno antisemitismo (”i nostri crimini a Gaza non contano; ci odiano comunque e comunque”)? Questo è solipsismo omicida. Esistono solo gli ebrei, solo loro e per sempre.”
Quindi, quando sentirete tessere le lodi dell’opposizione israeliana, rispondete così: ”Certo, è assolutamente una bella cosa che in Israele esistano anche persone umane, ma in due anni di terrificante genocidio in diretta streaming non sono riusciti neanche a rallentare quella macchina assassina che è l’IDF. Quello che è successo a Gaza e in Cisgiordania dimostra inequivocabilmente che l’opposizione non ha neanche lontanamente le forze per fermare la furia genocida dei milioni e milioni di sostenitori della pulizia etnica.
Quindi, l’unica speranza per avere pace e giustizia non abita in Israele, ma nel resto del mondo. Se davvero vogliamo che le azioni dei pochi oppositori non siano vane, dobbiamo sostenerle aggiungendo pressione su pressione nei confronti di Israele, boicottando ogni relazione (economica, diplomatica, accademica, culturale) come si è fatto con il Sudafrica dell’apartheid, fino a quando i genocidari saranno costretti a piegarsi sotto il peso dell’opinione pubblica mondiale”.
E quando, immancabilmente, l’ignavo risponderà che “bisogna dar tempo all’opposizione di crescere e diventare maggioranza”, allora saprete di avere di fronte un razzista fatto e finito; perché chiunque veda le persone come tutte uguali, egualmente portatrici di diritto alla vita e alla felicità, non può chiedere di aspettare Godot mentre migliaia di palestinesi sono sequestrati senza processo e brutalmente e quotidianamente torturat* nei campi di detenzione israeliani, mentre miloni di gazawi passano il loro terzo inverno in tende ormai ridotte a stracci senza calore, cibo, acqua e medicine, mentre milioni di abitanti della Cisgiordania vengono bersagliati e fatti oggetto di ogni sorta di soprusi e violenza, mentre libanesi e siriani vengono quotidianamente bombardati e uccisi in nome del sionismo.
Solo un razzismo tanto totale quanto naturalizzato e interiorizzato può spiegare la sconcertante ignavia dei benpensanti di sinistra, ed è per questo che la lotta per la Palestina è una lotta universale. Liberare la Palestina significherebbe una sonora sconfitta per il plurisecolare razzismo occidentale, motore del colonialismo e legittimatore della sopraffazione sin dai tempi degli antichi Greci, che si manifesta anche internamente sotto forma di razzismo intellettuale con le invettive contro gli “analfabeti funzionali”, spessissimo associate all’ignavia nei confronti del genocidio.
Il cessate il fuoco precipitosamente imposto a Israele, per quanto falso, è la prova che la pressione internazionale può davvero fermare i massacri. Questa consapevolezza deve essere la nostra guida per portare avanti una lotta che si presenta ardua e lunga, ma che è talmente essenziale da essere irrinunciabile. Se lasceremo soli i palestinesi, se li abbandoneremo al loro destino, allora il fascismo avrà trionfato non solo tra i potenti, ma anche nelle nostre teste e nei nostri cuori.
* Coordinatore della Commissione Pace dell'Osservatorio
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