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Salme palestinesi senza organi vitali: necessaria inchiesta
di Sigbritt Christina Ekström
Il chirurgo britannico-palestinese Dr. Ghassan Abu Sitta ha analizzato le fotografie di oltre 280 corpi palestinesi restituiti da Israele dopo il cessate il fuoco del 10 ottobre. Abu Sitta descrive “prove di sottrazione sistematica di organi”.
Molti dei cadaveri, fa notare Abu Sitta, presentano cuori, polmoni, reni e cornee mancanti, con tagli chirurgici e punti di sutura dal torace all’addome, incisioni realizzate con bisturi e tracce di sostanze chimiche conservanti sulla pelle.
Per Abu Sitta si tratta di segni inequivocabili di estrazioni professionali per trapianti avvenuti sotto la supervisione di medici israeliani.
Sulla base delle dichiarazioni di Abu Sitta, le autorità di Gaza hanno ripreso e rilanciato la denuncia, accusando formalmente Israele di furto di organi su scala sistematica.
“L’esercito israeliano ha rubato organi umani mentre tratteneva i corpi dei martiri”, ha accusato il direttore dell’Ufficio stampa del governo di Gaza, Ismail al-Thawabta che ha chiesto la formazione immediata di una commissione internazionale d’inchiesta per indagare su quello che ha definito “un crimine barbaro”.
Funzionari sanitari di Gaza, tra cui il direttore del Complesso Medico Al-Shifa Dr. Mohammad Abu Silmiya, hanno segnalato corpi mutilati con segni di tortura e organi mancanti: “Molti corpi sono arrivati in condizioni deplorevoli, con segni di esecuzioni sul campo e torture sistematiche”.
Alcuni dei cadaveri, ha aggiunto, erano bendati, legati mani e piedi, strangolati o con corde ancora intorno al collo, mentre altri risultavano privati di occhi, cornee e altri organi interni.
Israele nega ogni accusa di questo tipo. Ma, come sottolineano numerosi osservatori internazionali, la questione non nasce oggi.
Denunce di prelievi di organi da copri di cittadini palestinesi per trapianti, profitto o ricerca scientifica risalgono infatti agli anni Ottanta e Novanta come parte della politica di apartheid e pulizia etnica di Israele nei confronti della popolazione palestinese.
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