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17 novembre 2025
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Anna Foa: boicottaggio atenei utile a fermare il massacro
di Paolo Mossetti

Proseguiamo con la splendida intervista di Anna Foa con Daniele Rielli, che ci offre anche uno spaccato molto interessante e doloroso della diaspora ebraica nel mondo, della necessità drammatica di riformarne il rapporto con Israele - Stato sempre più etno-nazionalista impegnato in un'escalation regionale - e di come il dibattito in Europa sia impedito da pulsioni paranoiche o autoritarie.

«C'è un movimento abbastanza forte negli Stati Uniti dove però molta parte del mondo ebraico è riformato e quindi ha meno legami con l'ideologia religiosa che in questo momento prevale in Israele...
La diaspora europea non è solo molto silente, ma si oppone con molta decisione a tutti i movimenti che ci sono, a tutti i gruppi, a tutte le proteste, a tutti gli iscritti, a tutto quello che va contro la politica di Israele.
Quelli che scrivono e quelli che pubblicano appelli o firmano appelli vengono considerati dei traditori. Degli antisemiti...
Ho scritto "Il suicidio di Israele" perché nonostante tutto, nonostante io non sia sionista, ma nemmeno anti-sionista, sono diciamo a-sionista...».

L'intervista ad Anna Foa è stata registrata qualche settimana prima del fragile, indegno cessate il fuoco di questo autunno.

Pur di fermare il massacro, spiega la storica italiana, lei si è convertita all'idea che ogni mezzo pacifico è lecito, inclusi i boicottaggi accademici, ai quali era stata a lungo contraria.

Osserviamo come si sviluppa in libertà e scioltezza questo ragionamento, fuori dal perimetro bigotto e terrorizzato della nostra stampa tradizionale:
«Un'amica israeliana accademica mi diceva certo non dovrebbero essere boicottaggi accademici, però possiamo anche pagare questo scotto. In fondo è un piccolo scotto rispetto a quello che pagano quelli che muoiono a Gaza. Lei è un'ebrea italiana di origine...
Prima ne avevamo lungo parlato e tutte e due avevamo deciso, pensato, che in fondo le università sono il maggior nemico di Netanyahu e quindi colpire proprio le università era una cosa controproducente, se non altro...
Beh, lei diceva che è un piccolo scotto, possiamo anche pagare questo scotto. Finché non c'è il boicottaggio economico, finché non si fermano le armi, allora qualunque gesto, simbolico o meno, può essere importante».

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