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Parigi: criticata censura preventiva dovuta a pressione sionista
di Paolo Mossetti
Nel bel mezzo di un clima di restaurazione discorsiva che coinvolge tutta Europa, su più argomenti (e senza che ciò fermi in alcun modo l'avanzata della destra radicale), il Collège de France di Parigi ha ceduto alle pressioni del ministro della Ricerca, a sua volta sottoposto alle pressioni dei gruppi pro-Netanyahu, annullando un simposio di due giorni sulla Palestina.
Decine di accademici costretti a restare a casa.
La prestigiosa istituzione parigina, un tempo nota per la sua vocazione al dibattito libero, ha parlato di ragioni di sicurezza e di neutralità politica, dicendo di non voler «prendere posizione su questioni ideologiche o militanti».
L'evento finale prevedeva un dibattito tra Josep Borrell, Dominique de Villepin e Francesca Albanese.
Scandalizzati innumerevoli giornalisti, anche non di sinistra.
Su Le Monde un appello di condanna da parte di 250 accademici. In Italia non ne sta parlando nessuno.
A fronte di un'opinione pubblica che mostra uno spostamento irreversibile sul Medio Oriente, le istituzioni liberali tremano e si chiudono sempre di più.
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