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95 operatori santitari ancora detenuti da Israele
di Gabriella Mira Marq
Secondo un nuovo rapporto di Healthcare Workers Watch, Israele sta attualmente detenendo 95 operatori sanitari palestinesi, in quello che le organizzazioni per i diritti umani descrivono come un attacco sistematico ai servizi sanitari.
Degli arrestati, 80 provengono dalla Striscia di Gaza e 15 dalla Cisgiordania occupata.
L'inchiesta ha inoltre documentato la morte di cinque operatori sanitari sotto custodia israeliana e la sparizione forzata di altri cinque negli ultimi due anni, un fenomeno che solleva allarme sul rispetto da parte di Israele delle leggi internazionali che richiedono la protezione del personale medico durante le guerre.
Il rapporto evidenzia il significativo impatto che questi arresti hanno avuto sul già devastato settore sanitario di Gaza. L'età media dei detenuti è di 39 anni, il che li colloca all'apice della loro carriera professionale. In media, hanno trascorso 511 giorni, circa un anno e mezzo, in detenzione.
Tra i detenuti a Gaza ci sono 17 medici, 31 infermieri, 14 paramedici e personale di supporto chiave, la cui assenza ha ulteriormente messo a dura prova un sistema sanitario già al collasso.
Nella Cisgiordania occupata, i 15 detenuti includono sette medici, due paramedici e quattro studenti di medicina. Il rapporto sostiene che questa vasta operazione "sembra mirare a smantellare la rete sanitaria in tutta l'area palestinese".
Uno dei casi più eclatanti è quello del Dott. Hussam Abu Safiya, pediatra e direttore dell'ospedale Kamal Adwan, arrestato il 27 dicembre 2024. Sebbene il suo nome apparisse nell'ultimo accordo di cessate il fuoco con Hamas, Israele si è rifiutato di rilasciarlo.
Abu Safiya è detenuto ai sensi della "legge israeliana sui combattenti illegali", che consente la detenzione a tempo indeterminato senza processo. Durante il genocidio israeliano, aveva rifiutato l'ordine di evacuazione e aveva continuato a curare i palestinesi feriti sotto i pesanti bombardamenti.
Le autorità israeliane non hanno fornito alcuna spiegazione per il suo arresto, mentre le organizzazioni internazionali continuano a chiedere la protezione del personale medico e il suo rilascio immediato in assenza di accuse.
Il rapporto colloca queste detenzioni nel contesto più ampio del collasso del sistema sanitario di Gaza. Un'infografica dell'osservatorio mappa gli ospedali che hanno subito danni ingenti, tra cui il Kamal Adwan nel nord, l'ospedale Al-Shifa di Gaza City e l'ospedale Nasser di Khan Younis.
I funzionari palestinesi hanno recentemente condannato l'esclusione di Abu Safiya e di altri medici, accusando "Israele" di militarizzare gli operatori sanitari e di violare le norme umanitarie internazionali. Le organizzazioni per i diritti umani avvertono che impedire il ritorno del personale medico chiave mina gli obiettivi umanitari del cessate il fuoco.
Il mese scorso, un portavoce di Hamas ha dichiarato: "Rifiutarsi di rilasciare i medici che servono la popolazione di Gaza dimostra il disprezzo dell'occupazione per la vita umana e sabota gli sforzi per la pace".
Gli analisti affermano che questa mossa non solo aggrava la crisi sanitaria a Gaza, ma erode ulteriormente la fiducia nei negoziati e nei futuri accordi di scambio di detenuti/prigionieri-prigionieri.
Gli osservatori avvertono che escludere il personale medico dal rilascio mina il quadro umanitario dell'accordo e riflette un calcolo politico che privilegia la ritorsione rispetto alla riconciliazione.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno ribadito gli appelli per il rilascio incondizionato del personale medico detenuto, evidenziando il collasso dei servizi sanitari in tutta Gaza a causa di attacchi militari, condizioni di assedio e mancanza di personale essenziale.
Con l'avanzare del cessate il fuoco, l'esclusione di questi medici palestinesi continua a destare preoccupazione sulla sincerità degli sforzi di pace e sulle implicazioni a lungo termine per il sistema sanitario di Gaza e per le infrastrutture civili in generale.
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