 |
Loewenstein: comunità ebraiche complici del genocidio
di Leandro Leggeri
In un duro intervento pubblicato su Middle East Eye, il giornalista ebreo australiano Antony Loewenstein — autore de The Palestine Laboratory — sostiene che dopo più di due anni di guerra a Gaza è necessaria una “resa dei conti morale” all’interno dell’ebraismo globale.
Secondo Loewenstein, una parte significativa delle comunità ebraiche in Israele e nella diaspora avrebbe sostenuto o giustificato le violenze dell’esercito israeliano: dalla “carestia indotta” alla distruzione sistematica di quartieri e infrastrutture, fino all’uso di sistemi automatizzati per identificare e colpire obiettivi. Una complicità che l’autore definisce “un fallimento morale profondo”.
L’articolo descrive un clima comunitario in cui critiche aperte al governo israeliano sono state spesso accolte con ostilità, mentre figure pubbliche e istituzionali hanno accusato gli ebrei anti-Zionisti di tradimento o addirittura antisemitismo. La recente vittoria di Zohran Mamdani a New York — e le reazioni dell’establishment ebraico — viene citata come esempio del rifiuto di accettare qualunque dissenso sulle politiche israeliane.
Loewenstein denuncia inoltre il radicamento di idee suprematiste all’interno di parti influenti del mondo ebraico organizzato, eredità ideologica che egli collega alla linea del rabbino Meir Kahane. A suo avviso, la guerra a Gaza ha reso impossibile ignorare questa frattura: separare l’identità ebraica dal progetto politico del sionismo sarebbe ormai urgente per ricostruire un’etica ebraica coerente con i diritti umani.
“Serve un giudizio morale”, scrive Loewenstein, “per separare l’ebraismo dall’idolatria politica che ha sostenuto un governo accusato credibilmente di genocidio.”
VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA
 
Dossier
diritti
|
|