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11 novembre 2025
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Giornali tifano per gli assassini
di Giuseppe Morelli

In Italia c’è un problema profondo che riguarda il giornalismo.

Chi dovrebbe raccontare i fatti, indagare la verità, garantire pluralità e responsabilità nel dibattito pubblico, troppo spesso si trasforma in tifoso. Invece di informare, prende posizione come se fosse allo stadio, e lo fa a favore di poteri e interessi che nulla hanno a che vedere con l’etica, la morale e il lavoro dell’informazione.

Mentre il mondo assiste ad un crimine che la Corte Internazionale di Giustizia ha qualificato come genocidio, in Italia alcuni giornalisti hanno scelto di schierarsi apertamente con Israele, come se fosse una squadra da difendere, non uno Stato canaglia da criticare e denunciare pubblicamente.

È accaduto persino che, in un momento storico segnato da dolore e distruzione, qualcuno indossasse sul palco di un teatro simboli e bandiere per dichiarare “io sto con Israele”. Un gesto che, in un Paese serio, verrebbe giudicato inaccettabile per chi ricopre un ruolo pubblico fondato sulla deontologia e sull’imparzialità.

Questa é la dimostrazione di un doppio standard ormai radicato nel dibattito politico e giornalistico italiano. In Italia, e più in generale in tutto l’Occidente, la libertà d’espressione è condizionata, gli artisti russi vengono censurati per la loro nazionalità, ma chi sostiene uno Stato accusato di crimini di guerra viene accolto con rispetto e spazio mediatico.

I crimini contano solo quando a commetterli sono i nemici degli Stati Uniti; spariscono, invece, quando li compiono gli alleati.

Questa non è informazione. È la resa della verità davanti alla convenienza politica. Ed è un tradimento verso il pubblico, verso la giustizia e verso la memoria. Tifare oggi per Israele, mentre intere cittá vengono cancellate insieme ai loro abitanti, significa ripetere gli errori più oscuri della storia.

È come tifare, negli anni Trenta, per chi costruiva i campi e giustificava le deportazioni. Non c’è differenza morale, solo un diverso tempo e un diverso vocabolario per raccontare la stessa barbarie.

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