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08 novembre 2025
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Diversivi ipocriti: la destra usa il Sudan per zittire Gaza
di Soumaila Diawara

Ma quando mai alla destra è davvero interessato dei problemi africani, se non per fare le solite speculazioni becere e infami sulla sofferenza degli altri? È sempre la stessa storia: si ricordano dell’Africa solo quando possono usarla come strumento di propaganda, come diversivo, come scudo contro la propria responsabilità morale.

Sono giorni che leggo o sento persone chiedersi perché la Flotilla non si organizzi per il Sudan, o perché non si facciano manifestazioni per il Sudan come si fanno per Gaza.

Questo paragone, oltre a essere profondamente sbagliato, nasce da due radici velenose: da una parte il benaltrismo sterile di chi non vuole guardare la realtà, e dall’altra l’uso strumentale e ipocrita della destra, che tenta di sminuire la tragedia palestinese paragonandola in modo superficiale alla crisi sudanese.

È giusto parlare del Sudan. È giusto denunciare, informare, manifestare. Ma bisogna dire chiaramente che la situazione di Gaza è completamente diversa da quella del Sudan. Non si tratta di scegliere una causa contro un’altra, ma di capire le responsabilità e i meccanismi di potere che le alimentano.

Nel caso della Palestina, le grandi mobilitazioni in Occidente nascono dal fatto che i Paesi occidentali sono direttamente complici del genocidio in corso a Gaza. Forniscono le armi, i finanziamenti, la copertura politica e mediatica a Israele. Ogni bomba che cade su Gaza porta anche un marchio europeo o americano. Ecco perché la gente si mobilita: perché sente la propria responsabilità morale e politica, perché i nostri governi e gran parte dei nostri media sono parte del crimine. La situazione del Sudan è diversa.

Lì, i protagonisti sono potenze come la Russia, la Cina, l’Arabia Saudita e il Qatar. E non credo che i cittadini europei possano organizzare manifestazioni nelle piazze di Mosca, Pechino o Doha. Devono essere i popoli di quei Paesi a ribellarsi contro i loro governi, così come noi, in Occidente, dobbiamo ribellarci ai nostri per Gaza.

Questa è la differenza che molti fingono di non vedere. Denunciare la tragedia del Sudan, sì. Ma accusare chi manifesta per Gaza di ipocrisia è un’offesa alla verità e all’intelligenza collettiva. È il solito qualunquismo da tastiera, l’incapacità di distinguere tra cause, contesti e responsabilità.

Io parlo della Palestina, del Sudan, del Congo, dell’Etiopia e di molti altri conflitti, e non accetto lezioni da chi usa la sofferenza di un popolo per zittire la solidarietà verso un altro.

E diciamolo chiaramente: molti di quelli che oggi tirano fuori “la questione sudanese” per screditare la solidarietà con Gaza sono gli stessi che negano il genocidio palestinese, che non sono mai scesi in piazza, che restano zitti davanti ai crimini d’Israele. Usano il Sudan come scusa, come diversivo, per nascondere la loro indifferenza e la loro viltà morale.

E allora sì, lo dico senza mezzi termini: quella vostra “argomentazione” è una figuraccia colossale, una roba da scuola elementare.

Avreste potuto risparmiarvela. Per rispetto delle vittime, per onestà intellettuale e per dignità umana.

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