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Benaltrismo
di Rita Newton
“Perché manifestate per la Palestina e non lo fate per il Sudan?”.
Una domanda che cerca di spiazzare e suscitare sensi di colpa, insinua che siamo mossi da ragioni ideologiche o etnico-religiose, nel contempo spostando il focus del problema, ma che ha una risposta evidente, a parer mio (e dell'Osservatorio, che peraltro da oltre vent'anni denuncia quello che accade in Sudan e in particolare nel Darfur, perché non sono vicende solo recenti...).
In Sudan i crimini non li commette uno stato ben determinato ma gruppi di miliziani che non sono interlocutori plausibili e che non sono (in modo ufficiale) sostenuti da altri stati occidentali.
Che poi gli stati imperialisti in tutta l'Africa abbiano interesse a destabilizzare finanziando e armando (e a volte coprendo o spalleggiando) milizie irregolari per predare meglio le risorse o ampliare le proprie sfere d'influenza è assolutamente vero, ma lo fanno in modo non chiaro e per protestare occorre un interlocutore determinato, non si può farlo a caso.
Per il Sudan a chi ci si dovrebbe rivolgere? E quale sarebbe la rivendicazione? Magari chi ci critica ha una risposta plausbile. Chiediamogliela. Non sono gli unici a poter porre domande.
Inoltre a chi fa domande chiediamo che soluzioni propone.
Io se mi dicono che sono selettiva nel mio impegno per i diritti mi arrabbio perché non è vero, e nessuna delle mie azioni è ideologicamente, politicamente o etnicamente motivata: mi guidano solo le carte per i diritti umani.
Quindi voglio conoscere competenze e credenziali di chi si permette di farlo.
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