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Mamdani, il sindaco che farebbe arrestare Netanyahu
di Giuseppe Morelli
Oggi New York, e i cittadini newyorkesi, hanno scritto una pagina di storia. Zohran Mamdani, figlio di immigrati ugandesi e indiani, ha conquistato la carica di sindaco sconfiggendo l’ex governatore Andrew Cuomo e l’intero apparato dell’establishment democratico. La sua vittoria segna una svolta non soltanto per la città, ma per l’intero panorama politico statunitense. A prevalere è stato un programma radicale, costruito su giustizia sociale, diritti civili e politiche economiche realmente redistributive.
Mamdani ha vinto parlando la lingua della gente comune. Ha promesso autobus gratuiti per tutti i cittadini, il blocco degli affitti per le abitazioni, la creazione di negozi pubblici dove acquistare beni essenziali a prezzi accessibili e una tassazione più severa sui grandi patrimoni per finanziare i servizi pubblici. Una piattaforma chiara, coerente, senza concessioni ai compromessi "centristi" che da decenni paralizzano la sinistra statunitense.
La sua campagna ha saputo resistere a una pressione mediatica e politica enorme, compresa la propaganda tossica di chi, come Donald Trump e la sua galassia, ha tentato di delegittimarlo con minacce e accuse strumentali. Mamdani ha vinto. Hanno vinto coloro che negli Stati Uniti si oppongono apertamente al genocidio del popolo palestinese, che rifiutano l’ipocrisia bipartisan e la complicità di un sistema che spesso preferisce chiudere gli occhi davanti all’ingiustizia.
La vittoria di Mamdani è un segnale profondo, forse non tutto ciò che viene da oltreoceano è marcio. Ha trionfato un uomo che molti nel partito democratico, soprattutto tra i sostenitori di Harris e Biden, consideravano troppo radicale, troppo indipendente, troppo sincero e musulmano. Eppure è proprio questa novità a restituire credibilità alla politica.
Israele, nel frattempo, reagisce con stizza. Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa americana, Mamdani avrebbe dichiarato che, se Benjamin Netanyahu dovesse mettere piede a New York, verrebbe immediatamente arrestato per crimini di guerra. Una frase che, al di là della sua effettiva praticabilità, segna un cambio di tono netto, il linguaggio del potere non appartiene più solo ai fetenti come Meloni, come Salvini o come il loro padrone Trump.
Oggi possiamo dirlo con chiarezza, si può vincere a sinistra senza annacquare le proprie idee, senza inseguire formule moderate e rassicuranti, senza diventare schiavi delle big corporation. Si può costruire consenso attorno alla giustizia, non attorno alla paura. È una lezione che parla anche all’Italia, dove i vari Calenda, Picerno e Renzi continuano a confondere la “responsabilità” con la resa, flirtando con una destra che rappresenta il peggio dell'esistente.
Quella di Mamdani non è solo una vittoria elettorale. È la dimostrazione che un’altra via è possibile, si può restare umani, solidali, lucidi e coraggiosi, senza cedere alla barbarie del fascismo e del nazionalismo, che soffocano il mondo. È la prova che, contro l’arroganza dei potenti, la politica può ancora essere uno strumento di liberazione.
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