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                    La villa elastica 
                     
    di Raffaele Florio  
                   
                    
Ecco la nuova frontiera della politica immobiliare patriottica. Il patriottismo, si sa, parte da casa. E nel caso della premier più "popolare" d’Italia, la casa è un modesto tugurio di soli 400 metri quadri, con piscina, giardino e tutto ciò che un’onesta lavoratrice del popolo si può permettere dopo anni di sacrifici… in politica.
Il giornale Domani, scopre che la “reggia” della Meloni a Mostacciano non sarebbe proprio un villino, ma una bella villa di categoria A/8, roba da paperoni. Ma lei, generosa, ha preferito considerarla un villino A/7, così da pagare l’IVA al 4% anziché al 22%, e risparmiare circa 70mila euro. Bruscolini, direbbe qualcuno. Ma con quei bruscolini si pagano cinque stipendi da operaio o qualche centinaio di bollette di cittadini che “devono stringere la cinghia”.
Certo, l’Agenzia delle Entrate ci insegna che la differenza tra villa e villino è sottile: bastano piscina, rifiniture di lusso e metratura da reggia per entrare nel club dei fortunati. Ma non per tutti. Perché se un cittadino comune dichiara un A/7 con 400 metri quadri di marmo, gli arrivano i Nas, la Guardia di Finanza e l’esorcista. Se invece lo fa la premier, scatta la poesia: “una casetta di periferia per una donna del popolo”.
Già, la donna del popolo. Quella che predica sobrietà, tagli, rigore e sacrifici. Quella che parla ai “patrioti” che non arrivano a fine mese, mentre lei risparmia sul catasto come il più spregiudicato palazzinaro. Altro che “nazione di eroi e santi”: ormai siamo la nazione dei furbetti istituzionali, dove chi governa non dà l’esempio, ma la scappatoia.
E allora ecco la morale della favola: il popolo paga l’IMU, la premier la trucca. Noi restiamo con le tasche vuote e lei con la piscina piena. Poi ci verranno a spiegare che è “tutto regolare”, che “non c’è dolo”, che “è colpa dei tecnici”. È sempre colpa di qualcun altro, tranne di chi comanda.
Intanto la Meloni continuerà a recitare la parte della “madre coraggio” che combatte le élite globali… dal bordo della sua piscina di Mostacciano. E noi, poveri fessi, continueremo a confondere la villa con il villino, e il patriottismo con il privilegio.
Insomma, mentre noi litighiamo con l’Agenzia delle Entrate per un box auto, lei gioca a Monopoli con lo Stato e passa dal “Via” incassando 70mila euro. Ma tranquilli: è tutto legale, tutto patriottico. Tranne le tasse, quelle restano plebee.
Alla fine, la villa di Mostacciano è il simbolo perfetto dell’Italia meloniana: grande, opulenta, travestita da modesta. E se qualcuno chiede spiegazioni, la risposta è sempre la stessa: “È colpa della sinistra”. O del geometra.
 
                  
           
       
                   
                       
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