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02 novembre 2025
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Quelli che parlano di Sudan per sminuire Gaza
di Rossella Ahmad

Mi trovo in grande imbarazzo nel parlare di Sudan, al momento. Non perché non mi interessi il sangue che vi scorre. Tutt'altro . Chi abbia conservato un'anima, non stila gerarchie del dolore.

Chi sia ancora umano sente sua ogni lacrima versata da un innocente in qualunque angolo della terra si trovi.

E nessuno di noi ha dimenticato la montagna di oro raccolto dalle donne sudanesi dieci anni fa per nutrire i bambini di Gaza.

Semplicemente ciò accade perché sulla questione Sudan hanno messo le loro zampe tutti i negazionisti del genocidio a Gaza, anzi i ridanciani negazionisti della peggiore mattanza di bambini nella storia, almeno quella recente.

Essere in compagnia di tali elementi mi dà l'orticaria, onestamente. Non desidero condividere con essi alcuna battaglia, neanche quella per l'acqua pubblica.

Intanto, il loro interesse per le guerre in Africa è puramente opportunistico e strumentale - parlano di Sudan, di Congo e di Nigeria non perché siano genuinamente interessati alle sofferenze di questi popoli, ma solo per distogliere l'attenzione dai crimini israeliani in Palestina e, in via subordinata, per dimostrare di non essere le belve che il.mondo ha Imparato a conoscere, e di saper individuare un vero genocidio (Sudan) rispetto ad un falso genocidio (Gaza).

Ecco, il pensiero di reggere la coda a questa strumentalizzazione infame mi dà la nausea. E quindi non lo farò. Almeno non a comando. Continuerò invece a parlare di Palestina perché essa è l'Alfa e l'Omega di tutto quello che accade attorno a noi.

Continuerò a parlare di Palestina perché la sua liberazione coinciderà con il crollo verticale di tutto il sistema di sfruttamento che ha prodotto Sudan, Congo e Nigeria. E non solo.

Ho sempre asserito, e lo confermo ancora una volta, che nessuna lotta è individuale. Ci si salva assieme, oppure si va a fondo assieme. Nessun popolo, neanche quello palestinese - anzi, soprattutto quello palestinese - combatte solo per se stesso. La liberazione dalle catene del colonialismo però non può che partire dal punto sul mappamondo in cui il colonialismo è strutturale, costitutivo, propulsivo.

Apparentemente vincente, con strutture di potere e comando che travalicano i confini artificiali nei quali sembra contenuto e si allargano a raggiera in ogni angolo della terra. Questa struttura piramidale, rapace, interconnessa ad altre strutture altrettanto rapaci e di sfruttamento, agisce allo stesso modo in ogni direzione. Gli attori sono gli stessi, più o meno palesi, più o meno occulti.

Il sistema di sfruttamento umano e materiale è lo stesso. Anche gli obiettivi che si prefigge sono gli stessi, e sono quelli del capitalismo giunto in fase terminale: profitto, rapina, guerre fratricide che liberino i capitalisti persino dall'onere di premere il grilletto.

Si chiama Nuovo Ordine Mondiale. Un disordine programmato, che vedrà la morte di interi popoli ed il saccheggio delle ultime risorse disponibili per tenere artificialmente in vita un sistema già fallito.

Se vuoi liberare il Sudan, libera Gaza, prima. Non è gerarchia. Significa aver compreso quali siano le dinamiche in atto.

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