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Catherine Connolly potrebbe diventare voce globale per la Palestina
di Leandro Leggeri
Come scrive Barry Malone su Middle East Eye (“Ireland’s outspoken new president may push boundaries on Gaza”, 29 ottobre 2025), l’elezione di Catherine Connolly — indipendente, pacifista e apertamente filo-palestinese — ha acceso entusiasmi in tutto il mondo arabo. Per la prima volta, Palestinesi e sostenitori della causa di Gaza hanno celebrato un risultato elettorale irlandese.
Connolly, 68 anni, deputata indipendente e critica di NATO, UE e Stati Uniti, ha definito Israele “uno Stato terrorista che commette un genocidio” e ha più volte indossato la kefiah in parlamento. Durante la campagna elettorale, ha ribadito che Hamas “fa parte del tessuto del popolo palestinese”, opponendosi all’idea che l’Occidente possa decidere il futuro politico di Gaza.
«Vengo da un Paese colonizzato — ha detto alla BBC — e sarei molto cauta nel dire a un popolo sovrano come deve governarsi».
Il suo arrivo alla presidenza — sebbene la carica sia principalmente cerimoniale — apre interrogativi sul rapporto tra Dublino e le potenze occidentali. L’Irlanda è tradizionalmente vicina a Washington, ma Connolly accusa gli Stati Uniti, l’Inghilterra e la Francia di imperialismo e di sostenere la guerra israeliana.
Il paragone più immediato è con Mary Robinson, la presidente progressista che negli anni ’90 seppe trasformare un ruolo simbolico in una voce morale globale. Connolly sembra intenzionata a fare lo stesso — soprattutto sul dossier Gaza.
Il suo predecessore, Michael D. Higgins, aveva già denunciato i “crimini di guerra israeliani”, ma Connolly rappresenta una posizione ancora più netta, ritenendo che il governo irlandese non sia andato abbastanza lontano.
Il disegno di legge per vietare il commercio con le imprese israeliane negli insediamenti occupati, infatti, è stato più volte annacquato.
Connolly ha assicurato che, da presidente, rispetterà le procedure costituzionali, ma non farà passi indietro sulla condanna di Israele: «Se dovrò accogliere Trump, lo farò — ha detto — ma se il tema è il genocidio, è tutta un’altra conversazione».
Per Middle East Eye, la sua voce morale potrebbe ridare forza al fronte pro-palestinese europeo, in un Paese che da sempre “pugna sopra il suo peso” sulla scena internazionale.
Come Mary Robinson trent’anni fa, Connolly potrebbe trasformare un ruolo simbolico in una piattaforma etica globale.
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