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                    Stanchezza 
                     
    di Elisa Fontana 
                   
                    
Da alcuni giorni faccio sempre più fatica a scrivere e commentare accadimenti politici italiani. Non che manchi il materiale, con questo fantasmagorico governo si potrebbero scrivere tomi su tomi. No, se volessi fare polemica spicciola avrei sicuramente materiale a gogò su cui scrivere. Non manca nemmeno la volontà, perché davanti alla torsione democratica che piano piano, ma decisamente, sta avvenendo, tacere sarebbe non solo impossibile, ma avrebbe proprio l’odore della complicità.
 
No, quella che mi assale è una certa stanchezza morale nel vedere come questo Paese si sia ridotto da un punto di vista logico, etico, politico, di costume. Sembra di voler lottare contro i mulini a vento quando i mulini sono ben convinti del loro diritto di spiegare al vento le loro pale.
 Certo, l’imbastardimento della politica e delle sue espressioni non è estraneo al clima che si è via via creato e non si è certamente creato oggi, ma è un lavoro ai fianchi cominciato con l’era berlusconiana e rifinito adesso nella torsione autoritaria dell’epoca meloniana, passando per la totale inerzia dei governi di centro “sinistra”. 
Certo, adesso ci solo i laudatores interessati che ci dicono di non esagerare, di non vedere carrarmati dove non esistono, di pensare che siamo sempre una democrazia parlamentare, con pesi e contrappesi. E, infatti, personalmente non vedo carrarmati all’orizzonte, tintinnar di sciabole e generali golpisti. Che bisogno mai ce ne sarebbe? 
Perché tutto questo eventuale parapiglia quando con una mossa malandrina si è riusciti ad esautorare di fatto il Parlamento? In questi giorni stiamo celebrando il centesimo decreto del governo, in barba al Parlamento, alla maggioranza schiacciante, alla Costituzione. Abbiamo licenziato una riforma costituzionale, quella della magistratura, senza che, per la prima volta nella storia repubblicana, sia stato permesso all’opposizione di presentare un emendamento o cambiare una virgola. 
E,  insulto finale, pare che sarà la maggioranza stessa a richiedere il referendum confermativo, talmente si sentono sicuri nella loro campagna di delegittimazione della magistratura da poter fare anche la guasconata finale e andare a vincere in scioltezza il referendum. E, dunque, a cosa mai dovrebbero servire i carrarmati? Solo ad un inutile spreco di carburante. 
Se spreco ci deve essere facciamolo in grande e costruiamoci un bel ponte sullo Stretto, no? Tanto, se la Corte dei Conti ci nega il visto di legittimità per fondati e circostanziati motivi, noi siamo già al lavoro per far approvare la delibera dal consiglio dei ministri, come prevede la legge, superando qualsiasi rilievo dei magistrati contabili ed “assumendosene la responsabilità politica, cosa che francamente non ci spaventa” ci dice la sottosegretaria  Siracusano.
 E perché mai dovrebbe spaventarvi? Ogni volta che avete pigiato il piede sull’acceleratore togliendo un pezzettino di libertà e bastonando il dissenso avete visto la totale indifferenza del corpaccione molle del popolo italiano e la totale insussistenza politica delle opposizioni che davanti all’esautoramento del Parlamento, sanno solo fare interrogazioni parlamentari dall’esito tanto scontato quanto sconclusionato. E, dunque, perché non approfittarne?
In mezzo a tutto questo teatro, il popolo è totalmente inerte e disinteressato. Certo, c’è la propaganda sfacciata e senza limiti del governo, c’è  l’insussistenza delle opposizioni,  c’è tutto quel che volete, ma sembrerebbe che le vicende interne italiane interessino gli abitanti di Alpha Centauri, non gli italiani che sono ben felici di accapigliarsi su un’altra puntata di Ballando sotto le  stelle o del Grande Fratello. 
E ora, di fronte all’arroganza  di un governo che fa coriandoli della sentenza della Corte dei Conti e mette ancora in ballo una voragine di soldi pubblici come fosse roba loro, invece di scendere spontaneamente in piazza quantomeno a difendere il proprio denaro, si interessano di più all’ultima diretta su Tik Tok della loro influencer preferita.
 Pensare ad un popolo cui è stata data una irripetibile occasione di libertà e democrazia pagata a prezzo di sangue e sofferenze che si fa passare del tutto inerte sulla testa non solo  provvedimenti illiberali, ma anche totale noncuranza e sperpero del pubblico denaro mentre metà del Paese annaspa è davvero troppo. 
E in questo quadro non dovrebbe venire una enorme, gigantesca, inesauribile, invincibile stanchezza nell’assistere all’inarrestabile ripiegamento su se stesso di un intero Paese? Da domani si ricomincia, certamente, ma per solo senso civile del dovere. Fine a se stesso.
 
                  
           
       
                   
                       
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