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30 ottobre 2025
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Israele: protesta degli ebrei antisionisti
di Marilina Mazzaferro

Cecine di migliaia di israeliani ultra-ortodossi si sono radunati nella zona occupata di al-Quds per opporsi ai piani governativi volti a arruolare membri della loro comunità nell'esercito.

La manifestazione di massa, descritta dagli organizzatori come una "marcia del milione", è stata presentata come una veglia di preghiera, ma ampiamente intesa come una dimostrazione di sfida contro i tentativi di porre fine all'esenzione decennale che consente alla maggior parte degli studenti ultra-ortodossi dei seminari di evitare la coscrizione obbligatoria. Ampie sezioni dell'autostrada principale che collega la zona occupata di al-Quds a Tel Aviv sono state chiuse, e si prevedeva che la stazione ferroviaria della città, vicino all'ingresso occidentale, avrebbe dovuto chiudere a causa di forti disagi al traffico.

L'esenzione, introdotta dai padri fondatori di Israele nel 1948 per ripristinare la cultura della Torah, inizialmente si applicava a poche centinaia di studenti. Oggi, gli Haredim, termine ebraico che significa "coloro che tremano davanti a Dio", costituiscono almeno il 15,6% della popolazione ebraica israeliana di circa 7 milioni di persone. Decine di migliaia di uomini in età di leva in questa comunità rimangono esclusi dall'esercito, nonostante le forze armate affermino di aver urgente bisogno di 12.000 soldati aggiuntivi per sostenere le operazioni a Gaza e in Libano.

Lo scorso anno, la Corte Suprema israeliana ha stabilito che non vi era alcuna base giuridica per il mantenimento delle esenzioni e ha ordinato all'esercito di iniziare a reclutare uomini ultra-ortodossi a meno che non venisse promulgata una nuova legge. Il governo sta attualmente cercando di elaborare un disegno di legge che soddisfi sia le esigenze di reclutamento dell'esercito sia la sopravvivenza politica della sua coalizione estremista.

Secondo il documento, i critici della proposta affermano che cambierebbe poco lo status quo, stabilendo quote di arruolamento basse e imponendo solo sanzioni minime a coloro che si rifiutano di arruolarsi. Gli oppositori di Netanyahu sostengono che la sua dipendenza dai partiti ultraortodossi gli abbia legato le mani, perpetuando un sistema iniquo che grava sugli israeliani laici e protegge gli haredim.

Da una prospettiva più ampia, la spinta del governo ad arruolare la comunità ultra-ortodossa riflette un profondo esaurimento all'interno del regime sionista. Dopo quasi due anni di guerra ininterrotta a Gaza e in Libano, e ripetuti fallimenti nell'eliminare la resistenza palestinese, "Israele" si trova ad affrontare una crescente crisi di uomini e morale. L'ideale sionista, un tempo indiscusso, di un "esercito popolare" militarizzato si sta sgretolando, esponendo le fratture interne tra fazioni laiche e religiose.

Il tentativo di arruolare gli haredim, che storicamente hanno rifiutato di partecipare alle guerre sioniste, segna un momento di disperazione per uno stato che lotta per sostenere le sue guerre coloniali di occupazione. Quella che un tempo veniva celebrata come unità sotto una missione nazionale condivisa si è trasformata in divisione interna e stanchezza, a indicare che il sistema coloniale di insediamento sta iniziando a cedere sotto le sue stesse contraddizioni.

Mentre le guerre di Netanyahu si trascinano senza una chiara vittoria a Gaza, il tentativo di estendere la leva obbligatoria è più un segno di un regime in declino che una dimostrazione di forza, costretto a ripiegarsi su se stesso per sostenere una guerra infinita all'estero.

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