Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
21 ottobre 2025
tutti gli speciali

Piantedosi. A tre anni dalla nomina siamo messi malissimo
di Federica Borlizzi *

Tre anni dopo, si è creata una nuova categoria il Daspo “prefettizio” con cui si stanno legittimando, nei nostri territori, profilazioni razziali e violenze razziste.

All'epoca scrivevo:

Chi è il nuovo Ministro dell’Interno? Un Salvini in salsa tecnica, con la fissa per il Daspo.

Oltre a rimandare all’importante articolo di Gaetano De Monte su TPI, che ben evidenzia la posizione salviniana di Piantedosi su migrazioni e sgomberi; essendo anch'io fissata con il Daspo, non posso non raccontare questa breve, triste, storia.

Nel dicembre 2018, Piantedosi è Prefetto di Bologna.

La “Vecchia Signora” vedeva una giunta comunale che ancora non aveva modificato il regolamento di polizia urbana per estendere la portata del cosiddetto Daspo urbano.

Allora Piantedosi decise di utilizzare quel residuo assolutistico rappresentato dall’art.2 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (Decreto Regio del 1931, ancora vivo e vegeto) per adottare una bella ordinanza ed introdurre un inedito Daspo urbano prefettizio “in bianco”.

Spingendosi oltre a ciò che disponeva la già repressiva normativa nazionale di Minniti (ulteriormente peggiorata da Salvini), il Prefetto Piantedosi prevede, infatti, un divieto di stazionamento in specifiche zone della città (es. parco della Montagnola) con conseguente Daspo urbano per soggetti DENUNCIATI per reati relativi alle sostanze di stupefacenti, per reati contro la persona o per danneggiamento di beni; per chi violava le norme sull’esercizio del commercio nelle aree pubbliche (per capirci i venditori ambulanti) ed addirittura per chi fosse identificato “in compagnia” dei destinatari delle denunce e contestazioni suddette.

Quindi per capirci, a Bologna se eri meramente denunciato per reati riguardanti il consumo di marijuana e, paradossalmente, se addirittura eri semplicemente in compagnia di una persona denunciata (in base al detto “chi va con lo zoppo, impara a zoppicare” disse qualcuno) venivi automaticamente ritenuto “incompatibile con la destinazione e la vocazione” di determinati luoghi e, di conseguenza, destinatario di un divieto di stazionamento.

Se, poi, malauguratamente vi capitava di sedervi su una panchina del parco della Montagnola sia tu che il tuo accompagnatore diventavate -solo per questo- destinatari di un bel Daspo urbano. Una disposizione FOLLE.

Ovviamente, tale ordinanza fa scuola e ad essa segue quella di identico contenuto del Prefetto di Firenze (almeno questa annullata dal TAR), oltre ad una Direttiva dell’allora Ministro Salvini (c.d. sulle "zone rosse") che sollecitava i Prefetti di tutta Italia, nel caso in cui i sindaci non utilizzassero lo strumento del Daspo, a seguire quanto “già sperimentato con successo” nel contesto bolognese e fiorentino.

Da questa storiella possiamo trarre alcune conclusioni sul profilo del nuovo Ministro dell’Interno, che da Prefetto non si è fatto scrupoli a bypassare il volere di una giunta comunale e ad applicare delle illegittime limitazioni quantomeno della libertà di movimento di alcune categorie di persone, in base a inaccettabili presunzioni di pericolosità e con una logica del “tipo d’autore” da estendersi addirittura ai legami amicali e parentali. Con buona pace di molti dei nostri principi costituzionali.

Insomma, all’impostazione ideologica salviniana applichiamo la perizia tecnica di un ex Prefetto. Capite bene che stiamo messi malissimo.

* Giurista

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU COSTITUZIONE


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale