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Vittime di mafia: la famiglia Frazzetto
di Pino Maniaci
Salvatore Frazzetto era il titolare di un negozio di pellicce e gioielli a Niscemi. Un'attività che non passò inosservata a Cosa nostra che si presentò per chiedere il pagamento del pizzo.
Era da poco morto Libero Grassi, coraggioso imprenditore che si oppose alle richieste dei suoi estortori e, forte di quell'esempio, Salvatore si rifiutò di dare contributi alla mafia nissena, scatenando l'ira dei mafiosi: passarono alcuni giorni, il 16 ottobre 1996 due malviventi fecero irruzione nel suo negozio per inscenare una falsa rapina, poco prima della chiusura. All'interno dei locali, oltre Salvatore, c'erano la moglie Agata Azzolina e loro figlio Giacomo di ventuno anni.
I delinquenti cominciarono a strattonare la signora Frazzetto per richiamare l'attenzione del marito, che intervenne per difenderla dal pestaggio. Subito dopo la tragedia: i falsi rapinatori aprirono il fuoco uccidendo lui e Giacomo.
Agata si salvò ma gli anni successivi a quella tragedia furono terribili sia per lei sia per la figlia Chiara. Insieme dovettero affrontare depistaggi e paure: i pezzi di merda che avevano ucciso Salvatore e Giacomo, continuarono a intimorire la signora perfino quando andava al cimitero. Si facevano trovare lì e la guardavano, come per dire "noi non abbiamo dimenticato la tua faccia".
Agata, distrutta dal dolore, si suicidò.
Oggi Chiara gira il Paese per raccontare la storia della sua famiglia.
A noi il dovere di non dimenticare e di mantenere viva la memoria.
 
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