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Berlino: 200 intellettuali chiedono di rivedere posizione tedesca pro Israele
di Marilina Mazzaferro
Quasi 200 accademici e analisti hanno firmato un nuovo documento programmatico che sollecita una revisione completa della posizione filo-israeliana della Germania, invocando decisioni basate sul diritto internazionale piuttosto che sulla colpevolezza storica.
Tra questi, l'esperto di Medio Oriente Philip Holzapfel ha avvertito che la posizione del governo espone la Germania al rischio di essere accusata di favoreggiamento del genocidio a Gaza.
"Come esperti, abbiamo cercato di formulare una nuova politica, perché è urgentemente necessaria per la Germania, per la responsabilità storica tedesca, ma anche per la regione in particolare, e per porre fine al genocidio a Gaza", ha dichiarato.
Holzapfel ha sottolineato che, ai sensi della Costituzione tedesca, il diritto internazionale – inclusa la Carta delle Nazioni Unite e la Convenzione sul Genocidio – ha la precedenza sulla legislazione nazionale e deve essere applicato senza eccezioni.
"Il Trattato sul Commercio delle Armi, e il diritto internazionale in generale, impongono di non fornire armi in una situazione come quella di Gaza", ha affermato. "Quindi, è un obbligo legale interrompere immediatamente tutte le esportazioni di armi, compresi i contratti in corso".
Holzapfel ha anche criticato il governo tedesco per aver utilizzato il concetto di responsabilità storica per giustificare le continue esportazioni di armi verso Israele, sottolineando che la responsabilità nei confronti del popolo ebraico non richiede un sostegno incondizionato ai crimini di guerra dell'attuale governo israeliano.
I critici affermano che la posizione della Germania in politica estera è stata rispecchiata da una campagna interna per mettere a tacere le voci filo-palestinesi. Negli ultimi due anni, le autorità hanno vietato centinaia di raduni, cancellato eventi culturali e dibattiti accademici e negato i visti a importanti relatori internazionali critici nei confronti di Israele.
Fa tempo si assiste ad una criminalizzazione dell'attivismo filo-palestinese" e molte autorità, politici e poliziotti confondono sistematicamente le critiche a Israele con l'antisemitismo o il sostegno al terrorismo.
Nonostante gli sforzi per mettere a tacere le voci filo-palestinesi, negli ultimi due anni solo a Berlino si sono svolte centinaia di manifestazioni, tra cui grandi raduni che hanno attirato decine di migliaia di persone.
La polizia tedesca ha spesso fatto ricorso a tattiche aggressive e a un uso eccessivo della forza – spesso ripreso in video virali sui social media – ferendo molte persone e suscitando critiche sia da parte delle organizzazioni internazionali per i diritti umani che del Consiglio d'Europa.
Nell'ultimo episodio di alto profilo, la parlamentare del Partito della Sinistra Lea Reisner è stata colpita a pugni da un agente di polizia durante una manifestazione pro-Palestina a Berlino questa settimana.
Complessivamente, la polizia di Berlino ha aperto più di 6.000 indagini penali contro attivisti dall'ottobre 2023, per presunto uso di slogan antisemiti o espressioni di sostegno a organizzazioni vietate.
Tuttavia, i tribunali hanno archiviato la maggior parte dei casi per insufficienza di prove, con i giudici che hanno stabilito che molti dei presunti reati, comprese le espressioni di sostegno alla Palestina, non costituiscono reati.
Ma non si tratta solo del governo. Sono fondamentalmente le élite politiche tedesche e anche i media.
Il cancelliere Friedrich Merz, fedele alleato di Israele, ha ripetutamente sottolineato la responsabilità storica della Germania per la sicurezza di Israele, radicata nel suo passato nazista e nell'Olocausto.
Ha insistito sul fatto che questo impegno costituisca parte della "staatsraeson" tedesca, ovvero la ragion di Stato. Merz ha respinto le richieste di un embargo totale sulle armi contro Israele e ha bloccato le misure proposte dall'UE, tra cui sanzioni contro i ministri israeliani di estrema destra e la sospensione dell'accordo commerciale UE-Israele. I cofirmatari del nuovo documento politico sostengono che la responsabilità della Germania dopo l’Olocausto non dovrebbe tradursi in un sostegno acritico al governo israeliano.
Mentre Berlino si aggrappa alla sua linea dura, il sentimento pubblico sembra muoversi nella direzione opposta. Recenti sondaggi mostrano che la maggioranza dei tedeschi rifiuta l'idea che il proprio Paese abbia una responsabilità speciale per la protezione di Israele.
Un sondaggio del 2025 dell'emittente pubblica ARD ha rilevato che il 62% non è d'accordo con questa idea, mentre solo il 31% la sostiene ancora. Un altro sondaggio ha mostrato che il 63% dei tedeschi si oppone all'offensiva militare israeliana a Gaza e il 55% desidera che il governo Merz si unisca ad altri paesi dell'UE nell'imporre sanzioni.
Inoltre, un sondaggio di YouGov ha rilevato che il 62% degli intervistati descrive la campagna israeliana a Gaza come "genocidio". Nonostante la resistenza del governo, il 44% ora sostiene il riconoscimento di uno Stato palestinese, in costante aumento rispetto al 40% dell'anno precedente. Solo il 23% si è opposto al riconoscimento, mentre il 33% è rimasto indeciso.
Il documento programmatico degli esperti chiede alla Germania di imporre un divieto immediato e totale su tutte le esportazioni di armi verso Israele, di riconoscere senza indugio lo Stato di Palestina e di sostenere la diplomazia guidata dall'UE.
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