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Caso Todde: ci hanno provato ma per la Cassazione è troppo
di Elisa Fontana
Come forse ricorderete il Collegio regionale di garanzia elettorale nel dicembre scorso aveva dichiarato la decadenza di Alessandra Todde da presidente della Sardegna.
Motivo? Non aver nominato un mandatario elettorale che avrebbe dovuto raccogliere i fondi della campagna elettorale, come previsto dalla legge. Todde aveva regolarmente rendicontato spese e finanziamenti, ma in assenza della figura del mandatario.
Qualche giorno fa la Corte Costituzionale, investita della problematica, ha sancito che il Collegio regionale di garanzia elettorale “ha esorbitato dai propri poteri”, perché se è pur vero che il Collegio ha contestato a Todde “le pur gravi fattispecie” non avendo nominato un mandatario che avrebbe dovuto raccogliere i fondi e produrre poi le dichiarazioni sulle spese sostenute e il relativo rendiconto, è altrettanto vero che lì il Collegio avrebbe dovuto fermarsi.
L’aver dichiarato la decadenza con quelle motivazioni non rientra nelle fattispecie che la legge in modo esplicito “ha selezionato come ipotesi di ineleggibilità e, quindi, di decadenza”.
Dunque, è stato corretto denunciare e sanzionare la mancanza della nomina di un mandatario, ma la pronuncia di decadenza è andata oltre le prerogative “cagionando una menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione”.
Insomma, da una multa di 40 mila euro per quelle irregolarità alla decadenza ce ne corre, soprattutto se si esonda dalle proprie prerogative.
Perché in giro c’è questa graziosa e leggiadra concezione che il diritto valga fino ad un certo punto e la Corte Costituzionale ha dovuto ricordare a tutti che non è affatto così.
Ma ci hanno provato.
 
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