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Nessuna prova, mi dicono
di
Rinaldo Battaglia *
El al-Sultan, a Rafah, 28 maggio 2025.
Amir, un bambino di 11 anni - ma a vederlo ne dimostrava forse 7, massimo 8 anni, da quando magro risultasse - dopo aver camminato per almeno 12 chilometri riuscì ad arrivare al centro di distribuzione. Uno dei pochi, gestito questo dalla 'Gaza Humanitarian Foundation' (col supporto logistico americano e israeliano).
Aveva fatto 12 chilometri per ottenere una manciata di lenticchie miste ad un poco di riso, 12 chilometri sotto il sole, senza acqua, senza scarpe, solo per ricevere quel po’ di cibo per sopravvivere qualche altro giorno.
Un soldato statunitense, in servizio presso quel centro di distribuzione in quel giorno, racconterà che appena ricevuto quel poco, Amir si era avvicinato proprio a quel soldato, baciandogli la mano e ringraziandolo con voce quasi inesistente. Ma sufficiente per sentirsi dire ‘grazie’ nella sua lingua.
Poi Amir è ritornato tra la folla. Ma pochi istanti dopo, un minuto forse anche meno, i soldati israeliani hanno iniziato a lanciare gas e a sparare. Chi colpivano, colpivano. E hanno colpito anche Amir.
Il bambino – disse quel militare Usa – cadde subito a terra colpito da qualche proiettile assassino. Ucciso. Morto ma con le lenticchie ancora in mano. Morto a 11 anni per una manciata di cibo, per sopravvivere nella Striscia di Gaza un giorno in più.
Secondo un ultimo aggiornamento (Rainews del 2 agosto 2025) basandosi su fonti palestinesi “le vittime a Gaza dall'inizio della guerra sono arrivate a 60.430, con oltre 148.722 feriti. Ma si teme che molte vittime siano ancora sotto le macerie degli edifici distrutti, in zone di guerra dove è impossibile recuperarle.”
Un mese fa un’inchiesta dell’Associated Press, dichiarò apertamente che “le file per gli aiuti alimentari a Gaza si sono trasformate in vere trappole mortali. Oltre 1.050 civili palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano semplicemente pane e riso, colpiti da fuoco israeliano e gas lacrimogeni, spesso sotto il controllo di contractor di sicurezza americani”.
Secondo il Vaticano (Vatican News, 2 agosto 2025) riprendendo documenti dell’Unicef finora, nella Striscia di Gaza, sono stati uccisi 18 mila bambini, uccisi per le armi e per la fame. Chiaro anche l’allarme del 'Fondo della Nazioni Unite per l'infanzia': “la media è di 28 minori che muoiono ogni giorno, l’equivalente di una classe scolastica. Una persona su tre passa giorni senza cibo e l’indicatore di malnutrizione ha superato la soglia della carestia".
La soglia della carestia!
Uccisi talvolta mentre cercavano semplicemente pane e riso, come ai tempi degli ordini di Goebbles: ‘Il cibo è un’arma’ (Nahrung ist waffe).
Amir era uno di questi 18 mila bambini. 18 mila fino allora.
Potrei continuare con altre scene del film. Ma non è un film. Risulta più la Via Crucis verso il Calvario, con le sue stazioni.
Non è un film anche se cambiano i soggetti, cambiano le parti talvolta scambiandosi di ruolo e vestiti, cambiano le vittime e i mostri, ma la trama resta la medesima. Perché la sceneggiatura resta sempre la medesima e si basa su pochi capisaldi: che ’tutte le guerre sono combattute solo per denaro’, come insegnava 2500 anni fa Socrate, e che ‘il cibo è un’arma’ come enunciava e ordinava Goebbles già 90 anni addietro.
Cambiano le parti.
“La storia si divide in mostri e vittime. O testimoni.”
Chuck Palahniuk, l’autore americano di origini ucraine, nelle sue tematiche più volte sostiene proprio che da sempre “La storia si divide in mostri e vittime. O testimoni”.
Nelle scene che vi ho raccontato è facile intuire chi siano stati o siano i mostri e le vittime. Difficile capire invece il ruolo dei testimoni, perché troppe volte si confondono coi primi. Anzi, troppo spesso i mostri diventano tali perché i testimoni voltano la faccia altrove, lasciando le vittime al loro calvario.
A Milano, nel Memoriale della Shoah, nel sotterraneo da dove partivano i treni per i lager dal Binario 21, è scritta a caratteri cubitali la parola ‘Indifferenza’.
Amir è stato ucciso per una manciata di lenticchie e riso. Tra l’indifferenza dei testimoni.
Hanno ucciso Amir. Resta da capire chi sarà la vittima nella prossima scena.
Hanno ucciso Amir. Abbiamo ucciso Amir.
Anche se qualcuno oggi ci dice che non è vero.
"Nessuna prova".
15 ottobre 2025 - riprendendo un mio articolo del 4 agosto 2025 - Rinaldo Battaglia
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
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