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Antimafia: Pasquale
di Pino Maniaci
Lui era Pasquale Di Lorenzo, sovrintendente di Polizia Penitenziaria.
Un uomo tutto d'un pezzo, ben consapevole di prestare servizio in un carcere, quello di Agrigento, con una forte presenza di detenuti per mafia. Ma questo non lo aveva mai distratto dal suo dovere, che portava a termine fino in fondo, senza scendere mai a compromessi.
Il 13 ottobre 1992, si trovava nel suo appezzamento di terra di Porto Empedocle, dove era solito trascorrere le sue ore libere. Ad attenderlo a casa c'erano la moglie Angela e le due figlie Ilenia e Doriana, che all'epoca avevano diciotto e sedici anni.
La cena era già sul tavolo ma quella sera Pasquale non fece rientro a casa. La signora Angela non ebbe sue notizie fino alle prime luci dell'alba dell'indomani, quando chiese ad un vicino di casa di verificare se il marito fosse ancora in campagna.
Fu lui a trovare il corpo senza vita di Pasquale: era stato ucciso con quattro colpi di arma da fuoco. Un'esecuzione esemplare, una vendetta spietata portata avanti da Cosa nostra nei confronti della Polizia Penitenziaria, a seguito dell'entrata in vigore del 41 bis.
Totò u curtu aveva in mente di ordinare l'uccisione di un poliziotto penitenziario per ogni carcere della Sicilia e il primo a morire doveva essere proprio Pasquale Di Lorenzo. Intanto, però, da Palermo era arrivato l'ordine di annullare tutto per scongiurare ulteriori provvedimenti restrittivi.
Ma per Di Lorenzo era già troppo tardi: venne assassinato brutalmente a soli quarantacinque anni.
 
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