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In gita ad Auschwitz
di Elisa Fontana *
Gentile ma distratta ministra Roccella,
io capisco benissimo che in questo governo, che con troppa colpevole timidezza si esita a chiamare fascista, il vostro scopo principale sia quello di riscrivere a vostro piacimento la storia e come tutti i colpevoli negare, negare sempre, negare anche l’evidenza, tanto qualche seguace supportato dalla vostra propaganda comunque lo si trova.
Ma direi che oggi lei ha travalicato ogni barriera della decenza. Ha avuto l’improntitudine di affermare che “tutte le gite ad Auschwitz sono state incoraggiate e valorizzate perché servivano a dirci che l’antisemitismo era qualcosa che riguardava un tempo ormai collocato nella storia e collocato in una precisa area: il fascismo”.
Ora, cara ministra le vorrei appena sottolineare che non si va ad Auschwitz in gita, non è fisicamente possibile, non davanti ai forni crematori che hanno mandato in fumo a milioni ebrei, omosessuali, Rom e Sinti, oppositori politici.
Non davanti alle impronte lasciate sui muri dai moribondi gasati dallo zyklon. Non davanti alle foto di cataste di cadaveri.
Forse lei potrà sentirsi in gita davanti ad uno scempio simile, non persone di normale sentire non avvelenate dalla propaganda e da un senso di vergognosa rivalsa.
Non si va in gita ad Auschwitz e in tutti i luoghi dell’Olocausto, si va in pellegrinaggio, in un tentativo di espiazione laica dell’Indicibile.
E sì, cara ma distratta ministra, le darò una notizia: Auschwitz e tutti i campi di concentramento li hanno creati i nazisti nella loro follia di supremazia ariana con la fattiva collaborazione di quel tragico pagliaccio di Mussolini e di tutti quei bravi italiani che facevano delazioni, compilavano elenchi, riempivano treni piombati e collaboravano a pieno titolo con l’Olocausto.
E le darò un’altra notizia: sì, erano tutti fascisti, tutti convinti della supremazia della razza ariana, tutti in prima linea nella difesa della razza, dal Manifesto in difesa della razza del 1938 ai giorni della vergogna della Repubblica di Salò.
Certo, l’antisemitismo in Europa c’era anche prima del fascismo e del nazismo, i pogrom nell’Europa dell’est sono storia, ma il merito di aver trasformato questo sentire nefasto in oliata, scientifica ed imbattibile macchina dell’orrore è tutto di quella parte ideologica le cui radici mai avete rinnegate e non saranno di certo le sue parole in libertà a cancellare una colpa sancita dalla Storia e testimoniata dai superstiti.
Dovrebbe fare scandalo che un ministro della Repubblica nata dall’antifascismo possa esprimersi in un modo così politicamente e storicamente sguaiato, ma in questo infelice Paese nulla ormai fa più scandalo, nemmeno le plateali falsificazioni storiche funzionali ad un quarto d’ora di notorietà e ad un cenno d’approvazione del capo.
A questo siamo arrivati senza battere ciglio: al tentativo di ribaltare totalmente la storia e farla diventare una barzelletta senza che quasi nessuno senta l’esigenza di rimandare fermamente al mittente queste aberrazioni.
Mala tempora currunt, sed peiora parantur.
* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
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