 |
FT vuole aiutare Trump ad aggiustare il tiro con Kiev?
di
Francesco Dall'Aglio
Ogni tanto, e bisogna chiedersi come mai, viene fuori la conferma diciamo ufficiale (nel senso che se ne incarica uno dei cosiddetti ‟legacy media”, la grande stampa pre-internet che continuiamo a considerare degna di fede) di qualcosa che tutti sospettavano e che era assolutamente ovvio per chiunque fosse non dico un esperto militare ma semplicemente in grado di capire, guardando fuori dalla finestra, se piove o no.
Nel caso in questione: come è possibile che, con materiale sostanzialmente d’emergenza come i droni che impiegano, gli ucraini siano in grado di colpire con precisione assoluta obiettivi di altissimo valore strategico ed economico situati a centinaia, se non migliaia, di chilometri dal fronte, superando le difese aeree russe e i sistemi di rilevamento?
La spiegazione che piace ai nostri è che gli ucraini sono astuti, ingegnosi e resilienti (del resto sono proprio come noi!) mentre i russi sono incapaci e confusionari e si addormentano davanti al radar perché hanno come al solito bevuto troppo (del resto sono diversi da noi!).
E così, mentre i russi bombardano da mane a sera con robaccia vecchia e sorpassata che riesce solo a finire sul tetto di qualche condominio o nel cortile di qualche asilo, quando non gli esplode prima in mano, un pugno di agili e iper-tecnologici droni ucraini assemblati in qualche scantinato con 100 dollari di materiale comprato su Temu riesce, in un paio di mesi, a distruggere il 20% della capacità di raffinazione russa – tutto da soli, naturalmente, magari giusto aiutandosi con Google Maps per tracciare la rotta.
Chi è dunque in grado, guardando fuori dalla finestra, di capire se piove o meno deve vagliare due possibilità. O questi missili non partono dall’Ucraina, e questo spiega come mai arrivino così lontano, o qualcuno li aiuta ad arrivare ‟suggerendo” rotte e bersagli e facendo in modo che evitino le contromisure russe che, alcolismo o meno, comunque esistono, e questo spiega come mai siano così precisi.
Le due cose ovviamente non si escludono a vicenda ma noi, fedeli a quell’assurda abitudine così ancien régime dello scrivere solo se si è in possesso di qualche informazione più o meno certa, del primo caso non parleremo perché queste informazioni non le abbiamo.
Del secondo caso parla invece direttamente il Financial Times in un articolo pubblicato oggi che sta, giustamente, facendo un po’ di rumore. Il titolo non lascia dubbi: "L’Ucraina colpisce i nodi energetici russi con l’aiuto degli USA", e il contenuto chiarisce la situazione. Da "metà estate" l’intelligence statunitense ha condiviso i dati che hanno consentito all’Ucraina di portare avanti la sua efficace campagna, in un ‟tentativo coordinato di indebolire l’economia di Vladimir Putin e obbligarlo a sedersi al tavolo dei negoziati”.
Gli autori (Christopher Miller da Kiev, Amy Mackinnon da Washington e Max Seddon da Riga) fanno notare come nemmeno l’amministrazione Biden aveva voluto approvare il piano (che evidentemente era stato proposto anni fa), ma Trump, sempre più ‟insoddisfatto” della posizione russa, ha dato il via libera dopo la telefonata di luglio con Zelensky nella quale gli aveva chiesto se l’Ucraina avrebbe potuto colpire Mosca se gli USA avessero fornito armi a lungo raggio e aveva segnalato la sua disponibilità a ‟fargli sentire [ai russi] dolore” per costringerli, appunto, a negoziare (ovvero: a negoziare secondo la prospettiva NATO/Ucraina che prevede svariate concessioni da parte della Russia e della quale abbiamo già parlato fino alla nausea).
Siccome naturalmente c’è aiuto e aiuto, gli autori chiariscono in dettaglio in cosa si sostanzia: ‟pianificare le rotte, l’altitudine, le tempistiche e le decisioni sulle missioni, aiutando i droni ucraini d’attacco di sola andata e a lungo raggio a evitare le difese antiaeree russe”.
Le fonti che hanno parlato agli autori dell’articolo riferiscono anche che ‟Washington è implicata attivamente in tutte le fasi della pianificazione”: secondo una di esse, un ufficiale statunitense, gli ucraini scelgono i bersagli e gli USA forniscono tutta l’intelligence di cui c’è bisogno per colpirli, inclusa la posizione esatta delle difese russe, ma secondo le altre invece gli USA identificano anche i bersagli di più alta priorità. L’articolo fa poi il punto sulla situazione, con cifre non lontane dalla realtà riguardo ai danni subiti dalle raffinerie russe.
Ucraina e Stati Uniti, ovviamente, negano qualsiasi rapporto diretto e Zelensky mercoledì scorso ha detto che gli USA forniscono intelligence, ma solo a scopo difensivo. Ovviamente anche in questo caso gli USA restano al riparo da qualsiasi conseguenza, così come per la vendita di armi agli alleati europei.
Le conseguenze le paga l’Ucraina, che nei giorni scorsi è soggetta a una serie di attacchi massicci che stanno distruggendo la sua rete di distribuzione del gas e le sue centrali elettriche, con conseguenze ben più gravi per la popolazione del dover fare la fila alla stazione di servizio e pagare la benzina qualche rublo in più. Ma gli ucraini possono bene sopportare qualche disagio extra nella lotta contro le tenebre che vengono da est, in fondo è per questo che li abbiamo scelti e li consideriamo quasi una specie di occidentali.
Se poi a tutto questo affianchiamo l’annosa questione dei Tomahawk, della quale si continua a parlare, possiamo fare due considerazioni finali. La prima, che la rete di rilevamento e guida che li dovrebbe portare sul bersaglio già c’è e al momento è usata per i droni ucraini, per cui non sarebbe un grosso problema usarla per i Tomahawk; la seconda, che evidentemente i droni ucraini da soli non bastano a costringere la Russia a negoziare e ci vuole qualcos’altro.
Resta infine da chiedersi come mai questo articolo venga fuori proprio oggi, e anche qui le ipotesi sono due: o per affossare definitivamente qualsiasi barlume di distensione tra USA e Russia, distensione che nelle ultime settimane sta svaporando abbastanza velocemente, o al contrario per obbligare l’amministrazione USA a ripensare la strategia che evidentemente non sta funzionando granché bene.
 
Dossier
diritti
|
|