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Movimenti palestinesi: governance va decisa dal nostro popolo
di Mauro W. Giannini
Il movimento Hamas, il movimento della Jihad Islamica Palestinese (PIJ) e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) hanno rifiutato congiuntamente e categoricamente qualsiasi amministrazione fiduciaria straniera, insistendo sul fatto che la futura governance della Striscia di Gaza, inclusa la sua struttura amministrativa e il funzionamento fondamentale delle sue istituzioni, è una questione che deve essere decisa esclusivamente dai palestinesi.
In collaborazione con l'Egitto, le fazioni della Resistenza Palestinese hanno annunciato di essere al lavoro per convocare un'urgente e completa riunione nazionale, che costituirà il passo successivo al cessate il fuoco, con l'obiettivo di unificare la posizione palestinese e ricostruire le istituzioni nazionali.
In una dichiarazione pubblicata venerdì, le fazioni hanno affermato che questa fase rappresenta un'opportunità fondamentale per rafforzare la coesione sociale all'interno della Striscia di Gaza, ribadendo al contempo il loro appello all'unità e a un comune senso di responsabilità nazionale al fine di avviare un percorso politico unitario che includa tutte le forze e le fazioni palestinesi.
Le fazioni hanno inoltre segnalato la loro disponibilità ad accogliere la partecipazione araba e internazionale, in particolare nelle aree critiche della ricostruzione, della ripresa e dello sviluppo.
Le tre fazioni hanno ribadito il loro impegno per i diritti del popolo palestinese alla propria terra, insistendo sulla continuazione della resistenza in tutte le sue forme fino alla piena realizzazione dei loro diritti fondamentali, in primo luogo la fine dell'occupazione, il diritto all'autodeterminazione e la creazione di uno Stato pienamente sovrano e indipendente con al-Quds come capitale.
Per quanto riguarda l'accordo di cessate il fuoco, la dichiarazione congiunta ha confermato che la delegazione negoziale palestinese è stata guidata dalla richiesta del popolo di porre fine alla guerra di annientamento e, nonostante i persistenti tentativi di ostruzionismo da parte dell'occupazione, ha ora raggiunto un accordo per attuare la prima fase a tal fine.
Le fazioni palestinesi hanno sottolineato che "l'accordo raggiunto rappresenta un fallimento politico e di sicurezza per i piani dell'occupazione, infrangendo i suoi obiettivi di imporre sfollamenti e sradicamenti", aggiungendo che l'accordo è "parzialmente riuscito a porre fine alle sofferenze del nostro popolo e a garantire il rilascio di centinaia di nostri eroici prigionieri e prigioniere dalle carceri dell'occupazione".
La dichiarazione ha inoltre evidenziato che il processo di negoziazione in corso e il meccanismo per l'attuazione dell'accordo richiedono ancora un'intensa vigilanza nazionale e un monitoraggio meticoloso, impegnandosi al contempo a continuare a lavorare responsabilmente con i mediatori per garantire che l'occupazione sia costretta a rispettare le condizioni che proteggono i diritti del popolo e pongono fine alle sue sofferenze.
Le tre fazioni hanno osservato che Israele ha rinnegato il rilascio di un gran numero di prigionieri e prigioniere, compresi i leader del Movimento dei Prigionieri, invitando la parte americana e i mediatori internazionali a continuare a esercitare pressione per garantire il pieno rispetto da parte dell'occupazione di tutti i termini concordati.
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