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Mentana e la transumanza: giornalismo che ha tradito la propria umanità
di Soumaila Diawara
Quando le parole tradiscono l’umanità: la scelta deliberata di Enrico Mentana e la disumanizzazione mediatica dei palestinesi.
C’è un momento in cui le parole rivelano più di quanto chi le pronuncia vorrebbe.
È accaduto con Enrico Mentana, storico direttore del Tg La7, che ha definito “transumanza” il ritorno a Gaza di un gruppo di centinaia e migliaia di persone palestinesi dopo mesi di guerra, distruzione e sofferenza. Un termine usato solitamente per il bestiame, per indicare il movimento stagionale degli animali da pascolo. Eppure, è stato scelto da un giornalista che ama definirsi “equilibrato”, “laico” e “garante dell’informazione”.
Ma qui non c’è equilibrio, non c’è laicità, non c’è informazione: c’è disumanizzazione.
Paragonare esseri umani che tornano nella loro terra martoriata a un branco che migra è un atto linguistico violento, un modo subdolo di ridurre la sofferenza a fenomeno naturale, di cancellare la dignità dietro una parola “tecnica”.
È l’ennesimo segno di come parte della stampa italiana abbia ormai abbandonato ogni pudore morale e ogni responsabilità civile pur di mantenere una narrazione comoda, che non disturbi i poteri politici e diplomatici che conta non irritare.
Mentana, che spesso si erge a moralizzatore del giornalismo, dovrebbe sapere che le parole creano realtà. Se chi dirige un telegiornale parla così di chi torna a Gaza, come potrà mai un cittadino medio guardare a quelle persone con compassione o rispetto? Ogni parola di questo tipo costruisce una barriera invisibile tra “noi” e “loro”, tra gli “umani” e coloro che, secondo certi giornalisti, non lo sarebbero pienamente.
Il linguaggio non è neutro, e chi lavora nell’informazione lo sa meglio di chiunque altro. Definire “transumanza” il ritorno di centinaia e migliaia di esseri umani verso la propria terra distrutta significa aderire consciamente a una visione coloniale, paternalista e profondamente razzista. È una scelta consapevole, non un lapsus. È lo stesso meccanismo che trasforma le vittime in numeri, i rifugiati in flussi, e i morti in statistiche.
Non si tratta di una semplice “scelta infelice”. È il sintomo di un declino etico nel giornalismo italiano, che ha smesso di dare voce ai senza voce per diventare megafono del potere e della complicità. Mentana, in questo, non è un’eccezione, ma un simbolo: il simbolo di un’informazione che si è messa comoda mentre il mondo brucia, e che giudica chi fugge dalle macerie con lo stesso distacco con cui si commenta il meteo.
La verità è che la transumanza non è quella dei palestinesi che tornano a Gaza: è quella morale di un giornalismo che ha smarrito la propria umanità.
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