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Flotilla e scandali politici
di Paolo Mossetti
Scoppia un nuovo «caso Pina Picierno» nel PD. L'ennesimo in pochi mesi. Di nuovo su Israele-Palestina. Per motivi che avrebbero del grottesco, stavolta: un like di troppo. Regalato dall'europarlamentare, «riformista», «moderata», ex renziana, a Vittorio Zambardino che su Facebook sghignazza per l'arresto della Flotilla («La regata è finita, i clown tornano a casa»).
Lo riporta Il Fatto Quotidiano in un editoriale. Numerosi utenti su X confermano, garantendo con nome e cognome. A cui risponde indirettamente Picierno, pubblicando un post su Instagram in cui minaccia querele e parla di «macchina del fango», ma senza fare riferimento alla vicenda. Il like, intanto, non c'è più.
Che la vicepresidente del parlamento UE non abbia in simpatia il movimento pro-Palestina non è un segreto per nessuno - superfluo citare gli incontri con i lobbisti dell'estrema destra pro-Netanyahu, giustificati in nome della lotta all'«antisemitismo» - eppure la vicenda, dietro le quinte, sta scuotendo gli attivisti democratici: non c'era solo la sinistra filoaraba, su quella spedizione, ma anche giornalisti molto noti (Saverio Tommasi di Fanpage, altri del Manifesto) e persino politici del campo largo.
Tant'è che mentre veniva pubblicato quel post desolante su Facebook una collega di Picierno, l'europarlamentare del Pd Annalisa Corrado, raccontava a cuore aperto il rientro traumatico dalla flottiglia per Gaza: ore senza acqua né sonno, insulti durante il volo di rientro in Italia.
Un analista politico, che preferisce restare anonimo, ipotizza: «La storia è tanto grave da apparire inverosimile. Potrebbe trattarsi di un errore - Picierno non aveva letto per intero quello status - oppure di un modo per segnalare ai "suoi" il disprezzo per la Flotilla, al di là delle parole di solidarietà formali. Micro-messaggi, come fanno a destra».
Una storia all'apparenza piccina picciò, ma che forse va presa come una fotografia precisa dei malumori e delle separazioni in casa nel PD sulla questione Gaza. Che non è detto saranno risolte in caso di cessate il fuoco.
P. S.: ieri Francesco Giubilei, un enfant prodige della Fondazione Giuseppe Tatarella (detto Pinuccio, ex AN, ex MSI, «il primo post-fascista a Palazzo Chigi») ha fatto passare l’idea che una giurista sotto sanzioni ONU non potesse sentire il nome di Liliana Segre e per questo motivo e non per altri avrebbe lasciato lo studio televisivo in cui lui stava facendo il solito show provocatorio.
La corrente «riformista», «moderata» del «campo largo» è corsa subito a tenergli bordone, aggiungendosi al rumore e allo scandalo. Giudicate voi con quale finalità.
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